Pescara. Il gip del tribunale di Pescara ha disposto la misura cautelare degli arresti domiciliari per Gabriele Arrotino, imprenditore originario di Castelvecchio Subequo, e Luigi Ammendola, di Torre del Greco. Entrambi sono indagati per bancarotta fraudolenta in relazione a una presunta distrazione patrimoniale per un valore di circa un milione di euro, così come ricostruito dalla procura di Pescara.
La decisione del giudice è stata emessa al termine dell’interrogatorio di garanzia svolto lunedì scorso. Il pubblico ministero aveva richiesto la custodia cautelare in carcere, ma il gip, dopo aver valutato gli atti, ha ritenuto che la misura più adeguata per le esigenze cautelari fosse quella degli arresti domiciliari. Nel provvedimento si evidenziano “gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati, rispettivamente primo socio e amministratore della società coinvolta”.
Le indagini, condotte dalla guardia di finanza di Pescara, hanno riguardato la società Maira srl, operante nel settore della commercializzazione di prodotti di abbigliamento, con sede nella città adriatica. Dal 2019 nelle mani di Arrotino e Ammendola, con quest’ultimo che ha acquisito la totalità delle quote sociali.
Il gruppo imprenditoriale aveva aperto tre punti vendita nelle località di Borgorose, Scurcola Marsicana e Rocca di Mezzo, che tuttavia hanno avuto vita breve. Le irregolarità contestate riguardano il periodo dal 2020 al 2023, anno in cui il tribunale di Pescara ha dichiarato la liquidazione giudiziale della Maira srl con sentenza emessa l’11 maggio.
Secondo quanto emerso dall’informativa della guardia di finanza, gli investigatori hanno accertato una gestione societaria caratterizzata da gravi anomalie: bilanci falsificati, dichiarazioni fiscali mendaci, assenza di una sede operativa reale e di attività commerciale strutturata, ritardi e irregolarità nelle registrazioni societarie, discrepanze tra dati contabili e movimenti bancari, nonché mancati versamenti fiscali. Inoltre, sono emersi casi di dipendenti assunti formalmente ma in realtà inesistenti, utilizzati per ottenere indebitamente benefici di disoccupazione.
La Procura sottolinea come la società fosse “artificialmente costituita e gestita da un unico centro decisionale con finalità di evasione fiscale, mancato assolvimento degli obblighi tributari e conseguimento illecito di profitti mediante omessa contabilizzazione di ricavi e indebita detrazione dell’Iva”. Sarebbe inoltre emersa la predisposizione sistematica di bilanci falsi, necessari per ottenere finanziamenti pubblici.
I due imprenditori, assistiti dagli avvocati Alberto Paolini e Vincenzo Margiotta, intendono respingere tutte le accuse nel corso dei procedimenti giudiziari.