Pescara. Sindaco “in pausa” a Pescara, Luciano D’Alfonso: “16mila cittadini di Pescara aventi diritto al voto dovranno tornare alle urne”.
“Oltre 16mila cittadini di Pescara aventi diritto al voto dovranno tornare alle urne per decidere il nome del sindaco del capoluogo adriatico. È quanto ha stabilito la lungamente attesa sentenza del Tribunale amministrativo regionale che si è definitivamente pronunciata sul ricorso presentato da due cittadini e dall’ex consigliera Stefania Catalano circa l’esito della competizione elettorale che ha consentito all’avvocato Masci di evitare il ballottaggio per soli 584 voti, una sentenza che riapre la partita in 27 sezioni, ovvero per il 16 per cento degli elettori di Pescara”. Ha dichiarato l’onorevole D’Alfonso.
“Una sentenza che oggi offre diversi spunti di riflessione Innanzitutto sullo spazio temporale impiegato per giungere alla sentenza, arrivata a oltre un anno di distanza dal voto. Almeno 365 giorni di distanza lasciano presupporre che ci sia stato un dibattimento intenso, giuridicamente e amministrativamente combattuto in seno al Tar, che si è tradotto in quasi 100 pagine di motivazioni, che andremo a leggere in maniera approfondita a mente fredda e penne pronte a prendere appunti da tradurre in atti tipici. Altra riflessione, più meditata e amara, sul rinvenimento di plichi elettorali manomessi in ben 21 sezioni sulle 27 in cui il voto è stato annullato, con relativa trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica per le attività di competenza, replicando quanto accaduto nelle scorse ore a proposito della gara inerente alla gestione delle mense ospedaliere in Abruzzo. Ovvero, il Tar ha evidentemente ravvisato atti talmente gravi da avere la necessità di coinvolgere la Magistratura penale e anche su questo ci riserviamo di leggere in maniera dettagliata ogni singolo rigo di quella parte della sentenza, perché ora è il momento di capire in maniera chiara dove si è creato il vuoto amministrativo.
Occorre capire quale sia il livello di coinvolgimento di tutti gli attori, dove sia cominciata la eventuale libera iniziativa di presidenti e scrutatori di seggio, che sono pubblici ufficiali a tutti gli effetti, e quali siano le ragioni a monte. Quelle oggi oggetto di revisione sembrano operazioni elettorali di natura bulgara caratterizzate da una incredibile e sconcertante fragilità organizzativa.
Interessante è il disposto dell’ordinaria amministrazione e degli atti indifferibili e urgenti che viene consentita agli amministratori in carica fino al ritorno alle urne. Questo a riprova del contenuto impegnativo della sentenza e di quanto questa debba invitare a una riflessione profonda la classe dirigente in carica con un atto di coraggio che tenga conto di tutta la consapevolezza necessaria. Credo che tale sentenza, meritevole di aver ripristinato in parte la verità di una partita elettorale che in potenza avrebbe potuto avere altra sorte determinata da quello spauracchio, tutto del centrodestra, chiamato ‘ballottaggio’, scriva una brutta pagina per la città di Pescara che, a un
anno e mezzo dalla nascita della Nuova Pescara, comunque richiamerà alle urne oltre 16mila elettori, che dovranno essere formati e informati su quanto accaduto e sulle ragioni che hanno determinato la loro nuova espressione.
Alla lettura completa della sentenza, si faranno tutte le considerazioni, che probabilmente richiederebbero ben altro atto di coraggio da parte dell’amministrazione in carica”.
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