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Infortuni sul lavoro, Pd Abruzzo: “Siamo fra le regioni più nere d’Italia per incidenti mortali”

Redazione Abruzzolive di Redazione Abruzzolive
24 Giugno 2025
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L’Aquila. “Escalation di morti sul lavoro nei soli primi quattro mesi del 2025 che costano all’Abruzzo la maglia nera per gli infortuni mortali e il quinto posto nella classifica nazionale con un con un indice di incidenza del 15,8 ogni milione di occupati, + del 25 per cento rispetto alla media nazionale (fonte: Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega di Mestre).

 

A Chieti e Pescara, entrambe in zona rossa, 6° e 10° posto per incidenza, in fascia bianca e gialla Teramo e L’Aquila, ma resta un dato duro e preoccupante, che scatena cordoglio e sdegno, ma alle parole non seguono fatti capaci di invertire la tendenza. Una scia di sangue che in Abruzzo si ingrossa di anno in anno, che è figlia di norme sbagliate e di un progressivo smantellamento, della funzione ispettiva nel nostro Paese. Oggi i controlli sono affidati a una quindicina di enti diversi, senza un vero coordinamento, con personale insufficiente e privo di qualsiasi valorizzazione e agli annunci della Regione su un tavolo permanente invocato da politica e parti sociali, non seguono iniziative”, così il segretario regiononale del Partito Democratico Daniele Marinelli, con Monia Pecorale e Francesca Di Gregorio rispettivamente responsabili Lavoro e Sicurezza sul lavoro per la segreteria regionale.

“Serve un’azione decisa che parta da un’analisi reale e non da slogan. Formazione e cultura della sicurezza sono misure di prevenzione primaria ma da sole non sono sufficienti; sono necessari investimenti nelle nuove tecnologie, finalizzate al miglioramento delle condizioni di lavoro e una revisione dell’attuale normativa che tenga conto dei dati risultanti dagli studi condotti sulle principali cause degli infortuni – così gli esponenti del PD – . Brutto il dato sulle donne, le vittime sono il 47 in più dell’anno scorso, questi dati sono segno dell’inerzia sulla preevenzione. Provando ad esaminare il comparto dell’edilizia appare evidente che la logica del massimo ribasso ha prodotto finora una catena di subappalti che moltiplica i rischi: più imprese, spesso sconosciute tra loro, operano nello stesso luogo senza coordinamento né comunicazione. Bisogna agire per scardinare la mentalità che porta a pensare a come comprimere i costi senza pensare a dotarsi, per fare un esempio, un sistema di sensori e tag che segnalano la presenza di gas o che rilevano la presenza o i movimenti del corpo. Per non parlare del lavoro nero. Come spesso accade, dopo un triste fatto di cronaca si moltiplicano improvvisamente i contratti regolari e i relativi permessi di soggiorno e, poi, il buio. Non si può più accettare che la compressione dei costi venga prima della tutela della vita.

 

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E non si può continuare a ignorare il peso del lavoro nero, che emerge puntualmente solo dopo ogni tragedia, per poi tornare a essere invisibile. Come Partito Democratico non vogliamo fermarci all’indignazione, servono proposte concrete, su cui aprire un confronto serio e approfondito con la Regione Abruzzo, le imprese, lavoratrici e lavoratori, scuola e società civile che i nostri consiglieri regionali ripetono da mesi. Investire sulla formazione, ma la scuola continua a ignorare un tema che dovrebbe essere parte integrante dell’educazione civica, magari va costruita fin dall’infanzia, insegnare agli studenti come riconoscere i pericoli nei contesti a loro familiari: la scuola, la casa, i luoghi in cui vivono e giocano ogni giorno ha un enorme valore. Se un bambino impara a individuare i rischi presenti nella sua aula, se un adolescente capisce perché alcune situazioni vanno gestite con attenzione, si sta formando un adulto consapevole in grado di padroneggiare la cultura della prevenzione. E ancora, per le aziende non solo sanzioni, ma anche incentivi. Oggi le aziende che violano le norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro vengono, giustamente, sanzionate. Ma è evidente a tutti che questo approccio, da solo, non basta. La sicurezza deve diventare un valore condiviso e riconosciuto anche a livello istituzionale.

Per questo è fondamentale affiancare alle sanzioni un meccanismo premiale che incentivi concretamente le aziende a investire in prevenzione, a formare seriamente i lavoratori, ad adottare tecnologie per la sicurezza, a dimostrare di avere una cultura organizzativa orientata alla tutela della salute. Incentivi economici, sgravi contributivi, accesso facilitato a fondi o bandi pubblici: sono solo alcuni degli strumenti possibili. Premiare chi rispetta e va oltre la normativa significa alzare l’asticella per tutti, spingere il sistema a migliorarsi, e contrastare la logica del “rischio calcolato” che spesso guida chi sceglie di risparmiare sulla pelle dei lavoratori. È un passo necessario se vogliamo cambiare davvero le cose”.

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