Pescara. Si costituisce il comitato regionale abruzzese del centrodestra per il ‘No’ alla Riforma Costituzionale, “sbagliata sia nel merito che nel metodo”. Ne fanno parte Forza Italia, Fratelli d’Italia e Noi con Salvini. Oltre al coordinamento regionale sono nate e stanno nascendo diramazioni locali che promuoveranno eventi ed iniziative sul territorio fino all’appuntamento con il voto. Il comitato è stato presentato nel corso di una conferenza stampa in Comune a Pescara. Presenti, tra gli altri, Andrea Pastore, storico esponente del centrodestra abruzzese che è tornato in ‘gioco’ proprio per dire no al referendum, la senatrice Paola Pelino (Fi), il senatore Paolo Arrigoni (LnNcs), coordinatore regionale di Noi con Salvini, il deputato Fabrizio Di Stefano (Fi), il coordinatore regionale di Forza Italia, Nazario Pagano, il coordinatore regionale di Fratelli d’Italia, Etel Sigismondi, Giuseppe Bellachioma di Ncs e Armando Foschi di Fdi. Del comitato fa parte, tra gli altri, il presidente emerito della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi. Prima iniziativa i prossimi 30 e 31 luglio, dalle 18 alle 24, in 14 comuni della costa abruzzese, da Martinsicuro (Teramo) a San Salvo (Chieti). Pastore, relatore della riforma costituzionale che fu promossa dal centrodestra, poi bocciata in sede di referendum confermativo, ha sottolineato che “si tratta di una riforma ipocrita, furba, perché dice e non dice, fa e non fa. Elimina di fatto il Senato ha spiegato e concentra tutto il potere nella Camera. Il tutto unito alla legge elettorale, con il risultato che con la logica del secondo turno si rischia di dare potere ad una esigua minoranza che sceglie chi può fare le leggi”. Di Stefano ha affermato che “il motivo iniziale di Renzi era dimostrare di poter cambiare le regole come e quando vuole. Vedremo con il referendum se ha almeno il 50% dei consensi. Dimostreremo anche se gli abruzzesi apprezzano la guida regionale di D’Alfonso e tutte le amministrazioni locali di centrosinistra. Sarà l’occasione per dare una spallata”. Arrigoni ha spiegato che le ragioni del no sono diverse: “perché Renzi ha trasformato la riforma in un voto sull’operato del Governo, che è disastroso e quindi questa diventa l’occasione per rimandarlo a casa. L’altro motivo ha detto è nel metodo, perché questa riforma non ce l’ha imposta l’Europa e una riforma costituzionale dovrebbe partire dal Parlamento. Nel merito poi perché il Senato non è abolito e perché il risparmio non è di 500 milioni, ma solo meno di 50 milioni: l’equivalente di una settimana dell’accoglienza scellerata di clandestini”. “La riforma costituzionale ha detto Pelino dovrebbe essere il momento più alto per un Paese, invece si riduce ad un semplice spot elettorale. Questa riforma non può assolutamente passare. Lavoreremo tutta l’estate, dobbiamo arrivare a questo risultato per gli italiani e per il nostro Paese”. “Questa ha affermato Pagano è la prima iniziativa congiunta di centrodestra che facciamo, al di là dei recenti accordi elettorali. Devo dire che sta partendo sotto i migliori auspici, perché è un’iniziativa che di fatto riorganizza il centrodestra sul territorio. La gente vuole vederci uniti. Non diciamo no alla riforma con atteggiamento conservatore, ma questa non va bene nel merito e non ci piace neanche il metodo. All’indomani del no dobbiamo metterci a tavolino anche col Pd perché le regole del gioco devono essere valutate da tutti”.