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Crollo Teramo­Mare dopo il sisma del 2009: quattro le assoluzioni in appello

Redazione Centrale di Redazione Centrale
15 Luglio 2016
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L’Aquila. giustizia- tribunaleAssolti in Corte d’Appello all’Aquila perché il fatto non costituisce reato dopo una condanna in tribunale a otto mesi di carcere ciascuno per il reato di frana colposa a seguito del crollo della Teramo­Mare il 22 aprile del 2009, sedici giorni dopo il terremoto del capoluogo. Uno sprofondamento avvenuto per le conseguenze del maltempo che aveva eroso la base dell’arteria stradale sulla cui realizzazione è stata aperta una serie di inchieste nel corso del tempo a seguito dei ripetuti crolli. A uscire scagionati dal secondo grado del primo filone d’inchiesta sono stati i quattro imputati Fortunato Capulli, aquilano, direttore dei lavori Anas, Egidio Colagrande, aquilano, direttore delegato dei lavori Anas, Pietro Cosentino, napoletano, procuratore speciale delle imprese esecutrici dell’opera costituitesi in Ati e Alfonso Giuseppe Di Giunta, siciliano, direttore tecnico, difesi dagli avvocati Attilio Cecchini e Gennaro Lettieri. “È stato un processo duro ­ commenta l’avvocato Lettieri ­ dal quale sono emersi elementi che erano stati sottovalutati in primo grado”. Tra le maggiori novità processuali citate dal legale, “le condizioni dell’alveo del fiume, il mancato finanziamento della Provincia per sistemarlo, il progetto modificato”. Il giorno della frana del 2009, sul tratto tra San Nicolò e Castellalto, solo l’intervento di una pattuglia della polizia Stradale scongiurò una strage, visto che gli agenti si misero in mezzo alla strada per bloccare le macchine. Secondo l’accusa della procura rappresentata dal pubblico ministero Roberta D’Avolio, all’epoca in servizio a Teramo e oggi all’Aquila, accusa avvalorata dal primo giudice, ma smentita in Appello, la strada franò perché non era stata costruita seguendo le norme e, soprattutto, perché non era stato utilizzato il materiale adatto per il cosiddetto ‘rilevato’ stradale sotto il tappeto d’asfalto. Quella del 2009 fu la prima inchiesta, seguita da altre due successive a ulteriori due crolli: nel 2011, quando a franare fu un tratto compreso tra Sant’Atto e Bellante, e nel 2013, all’altezza dello svincolo di Bellante.

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