Pavia. A poche ore dalla mancata comparizione di Andrea Sempio dinanzi al Pm, per un vizio di procedura, i giornali registrano una ulteriore, possibile svolta nelle nuove indagini sull’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, per il quale è stato condannato in via definitiva il fidanzato della vittima, Alberto Stasi. Dopo diciotto anni, l’indagine è stata riaperta e si sta focalizzando su Sempio, un amico del fratello di Chiara, attualmente unico indagato.
A quanto risulterebbe dagli ultimi accertamenti scientifici disposti dalla Procura, sarebbe attribuibile proprio al giovane un’impronta palmare rivenuta accanto al cadavere della vittima. La notizia è apparsa sui profili social del Tg1 ed è stata ripresa da varie testate.
L’impronta, oggi riesaminata, in fotografia, da una nuova consulenza dattiloscopica, è stata a suo tempo rilevata sul muro delle scale che conducono alla taverna della villetta in cui è avvenuto il delitto, in prossimità appunto del corpo senza vita di Chiara. In sede di sopralluogo è stata classificata con il numero 33. Nell’originaria relazione del Ris di Parma si legge che “parte della traccia completamente priva di creste potenzialmente utili per gli accertamenti dattiloscopici è stata asportata dal muro grattando l’intonaco con un bisturi sterile.”
Si è potuto escludere la presenza, nell’impronta, di tracce di sangue: “La traccia è stata testata con il combur test che ha fornito esito dubbio e con l’Obti test (esame più affidabile nel rintracciare appunto residui ematici, ndr) che ha fornito esito negativo.”
Nella relazione del Ris si passano in rassegna sistematicamente tutte le impronte individuate lungo il muro della scala, oltre venti (numerazione, da 31 a 56). Quattro risultano attribuibili a un Carabiniere; una a Marco Poggi, fratello della vittima; e la traccia 33, oggi riconsiderata, è stata all’epoca ritenuta un’impronta palmare di “nessuna” utilità. Queste, appunto, le conclusioni cui si era pervenuti nel 2007, a ridosso dell’evento.
“È logico-fattuale che l’impronta sulla parete delle scale appartenga all’assassino”, hanno invece valutato, a proposito di quel “contatto papillare numero 33”, i Carabinieri del Nucleo investigativo di Milano in un’annotazione risalente a luglio 2020.
Oggi, all’esito della nuova consulenza dattiloscopia di cui s’è detto, l’impronta n. 33 risulterebbe dunque compatibile con quelle di Andrea Sempio.
A rigor di termini, l’impronta potrebbe invero risalire a prima del delitto. Tanto più che, osserva l’avvocata Angela Taccia, che assiste, con il collega Massimo Lovati, l’attuale indagato, amico storico del fratello della ventiseienne uccisa, questi “ha frequentato ogni angolo della casa, tranne la camera da letto dei genitori di Chiara e di Marco”, compresa, dunque, la taverna e le scale in fondo alle quali è stato rivenuto il corpo di Chiara Poggi.
L’avvocata Taccia sottolinea anche che “quella della Procura è una mera consulenza tecnica di parte, non una perizia. È solo ciò che dice una parte, senza averlo verificato in contraddittorio.”
“L’impronta 33 evidenziata mediante l’impiego della ninidrina, è stata lasciata dal palmo destro di Andrea Sempio per la corrispondenza di 15 minuzie dattiloscopiche”, ribadisce in una nota il procuratore di Pavia, Fabio Napoleone, conferendo ufficialità a quanto emerso. La traccia, precisa, è stata analizzata “alla luce della nuove potenzialità tecniche a disposizione, sia hardware che software.”