L’Aquila. Un’emozione unica, quella provata da tutti gli abruzzesi amanti della montagna, alla vista delle foto e dei video registrati sul Gran Sasso, dall’alpinista 48enne Hervé Barmasse.
Gran Sasso d’Italia, 67 chilometri, 7200 metri di dislivello positivo in autonomia tra creste e pareti, con ramponi e sci per concludere il primo concatenamento e la prima traversata integrale di tutte le vette principali di questo massiccio, da solo e in inverno. Ma questi… sono solo dettagli. In verità tutto è iniziato due anni prima, quando, scalando da solo lo spigolo sud sud-est del Gran Sasso il mio sguardo e il mio cuore si riempivano di bellezza. È in quel momento che è nato il desiderio di pensare a una “sfida” sportiva che mi portasse ad abbracciare queste montagne. La scelta dell’inverno, e della solitudine invece fanno parte del mio DNA. Se desidero un’avventura devo mettermi nelle condizioni ideali perché questo accada. L’anno passato, ad esempio, non c’era neve e se avessi provato, le cose sarebbero state più facili, ma avrei potuto parlare di ascensione invernale? Il calendario oggi non fa più la differenza… La nostra etica e i nostri ideali sì.

Ha raccontato sui social, Barmasse alpinista e scrittore italiano originario della Valle d’Aosta. Noto per le sue imprese in alta montagna, in particolare per le ascensioni difficili e le sue spedizioni in Himalaya, Karakoram e Ande, Barmasse, istruttore nazionale delle guide alpine dal 2007, ha nel suo attivo numerose prime ascensioni e ha scalato alcune delle vette più difficili del mondo. Oltre alla sua carriera di alpinista, è autore di libri e documentari che raccontano le sue esperienze e la filosofia dell’alpinismo ed è anche impegnato nella promozione della montagna come simbolo di rispetto per la natura e la cultura delle popolazioni locali.
Nel mio modo di vivere la montagna esiste anche un’altra regola, il “togliere per avere”. Di fatto, sino alla sera prima, non mi ero informato e non conoscevo quasi nulla di cosa sarei andato a fare, ma avevo un’idea e un sogno e questo mi bastava. Il mio alpinismo prima di tutto deve emozionarmi e regalarmi la possibilità di vivere nuove esperienze, e quest’ultima, avrà per sempre un posto speciale. E a proposito di cose speciali, o meglio di persone speciali… Gli incontri avuti negli anni durante le mie conferenze sulla dorsale appenninica e nei mesi scorsi a L’Aquila con Luca Cococcetta, il Lupo, Luca e Roberto Parisse, Igor Antonelli e le molte persone incontrate in Abruzzo meritano la mia più sincera gratitudine. Senza di loro non avrei ritrovato l’autenticità di chi ama la montagna al di là dei nomi e dei confini.
Foto – @alebeltrame @babuz_parisse