Vasto. Il collettivo Zona Fucsia ha denunciato un episodio di “propaganda antiabortista” avvenuto in un ospedale abruzzese.
Zona Fucsia, il collettivo che ha organizzato insieme alla Cgil il riuscitissimo corteo dell’8 marzo a Pescara, ha ricevuto la testimonianza di una persona gestante (che vuole rimanere anonima) che, recatasi il 12 marzo nel reparto di ginecologia dell’ospedale di Vasto per richiedere un’Interruzione Volontaria di Gravidanza (IVG), è stata accolta “con sguardi giudicanti, isolata in un corridoio e ostacolata con informazioni false e ideologiche.”
Secondo il racconto ricevuto, la caposala avrebbe affermato che l’aborto non era possibile perché “bisognava prima sentire il battito del feto” e che, in ogni caso, era “troppo presto” per procedere. Questa è una menzogna scientifica, una narrazione tossica usata dai movimenti antiabortisti per colpevolizzare chi sceglie di interrompere una gravidanza e ostacolarne il percorso medico.
L’invenzione del “battito fetale”: una strategia della propaganda antiabortista
La scienza parla chiaro: non esiste un battito cardiaco fetale nelle prime settimane di gravidanza. L’embrione non ha ancora un cuore formato, e l’attività elettrica che può essere rilevata con un’ecografia è un semplice impulso, non un battito. Questo concetto viene deliberatamente usato per influenzare emotivamente le persone gestanti, facendo leva sul senso di colpa.
“Quello che è accaduto in questo ospedale è gravissimo, ma non sorprende. È inaccettabile che negli ospedali pubblici si ripropongano le narrazioni dei movimenti cosiddetti ‘pro-vita’, disinformando e intimidendo chi vuole abortire. La Legge 194/78 garantisce il diritto all’IVG, ma nei fatti viene sabotata da chi antepone la propria ideologia alla salute e alla libertà delle persone. Vogliamo gli antiabortisti fuori dagli ospedali.” – dichiara Benedetta La Penna, portavoce e fondatrice del Collettivo Zona Fucsia.
Un problema diffuso in tutta la regione
L’episodio dell’ospedale di Vasto non è un caso isolato. In Abruzzo, l’obiezione di coscienza è superiore alla media nazionale, rendendo sempre più difficile accedere all’aborto. Il Collettivo Zona Fucsia lo ha già denunciato con una campagna social di mappatura degli ospedali che effettuano realmente l’IVG, evidenziando la carenza di strutture disponibili.
“Da tempo raccogliamo segnalazioni di persone a cui vengono fornite informazioni sbagliate o che vengono rimandate indietro senza motivo. A Vasto, alcune pazienti hanno ricevuto impegnative per una visita ginecologica con dicitura ‘interruzione di gravidanza’, sapendo benissimo che con i tempi di attesa l’IVG non sarebbe più stata possibile. Questi non sono errori, ma strategie deliberate per scoraggiare l’aborto e far perdere alle persone il loro diritto.” – aggiunge Benedetta La Penna.
Zona Fucsia risponde con azioni concrete
Di fronte a questa sistematica ostilità, il Collettivo Zona Fucsia non resterà in silenzio. Annunciamo un’azione di informazione sull’IVG in Abruzzo, per garantire che ogni persona gestante conosca i propri diritti, sappia dove rivolgersi e come evitare gli ostacoli messi in atto per impedirle di abortire.
“Non ci fermeremo. La sanità pubblica deve garantire accesso sicuro e dignitoso all’IVG, senza pressioni ideologiche. Gli ospedali non possono essere luoghi di colpevolizzazione e disinformazione. L’aborto è un diritto e lo difenderemo.“
Collettivo Zona Fucsia