Pescara. Le parole di Marco Presutti, Gruppo Consiliare del Partito Democratico:
“Luciano D’Alfonso col Masterplan aveva ben provveduto Pescara di risorse anche per le strutture culturali. In particolare, 5 milioni e mezzo di euro del 2016 dovevano fare fronte alle esigenze di due impianti chiusi da molti anni che, a titolo diverso, rappresentano elementi identitari della cultura di Pescara, ovvero il mare con sia nell’accezione scientifica che antropologica e la musica che in questa città ha una lunga e felice tradizione novecentesca, anche all’insegna della produzione.
Il Museo del mare e la Città della musica potevano senza dubbio rappresentare elementi vitali dell’offerta culturale di Pescara, soprattutto nella prospettiva della nascita della città nuova che ha bisogno di svilupparsi in una proiezione internazionale, che elementi costitutivamente relazionali come il mare e la musica possono favorire naturalmente.
Le risorse pensate e destinate dalla Giunta regionale di Luciano D’Alfonso sono state prima congelate, quasi essiccate e svilite per i molti anni trascorsi sotto il precipitare dell’inflazione nella capacità di comprare attività progettuale, realizzativa e beni necessari alla dotazione dei due spazi, quindi sono state dirottate altrove, al di fuori di ogni progettualità culturale.
Più di tre milioni di fondi previsti per il Museo del mare sono stati dirottati sul cantiere dell’area di risulta, senza che sia chiarito bene a cosa dovranno servire, salvo il fatto che non potranno essere utilizzati per nessuno scopo culturale, visto che in quell’area Masci prevede di realizzare solo il moloch della nuova sede della Regione, contro l’avvertimento di tutti gli urbanisti, di tutti i pianificatori, di tutte le madri di famiglia della città.
Resisteva il milione di euro per la Città della musica che ora non si sa che fine farà, visto che all’improvviso la Giunta comunale ha deliberato di rinunciare alla realizzazione di laboratori e aule didattiche nell’ambito della riqualificazione della Città della Musica, adducendo, con parole improntate alla massima gravità e degnità, ragioni di salvaguardia del superiore interesse pubblico alla sicurezza idraulica che non può essere in alcun modo sottovalutata o, addirittura, sottaciuta, se pensata in relazione – in particolare – agli effetti imprevedibili dei cambiamenti climatici ed alla fragilità dei territori.
Tutto questo sulla base della nuova perimetrazione della Carta di Pericolosità
Idraulica che ha cambiato la classificazione dell’area interessata rispetto al PSDA (Piano Stralcio Difesa dalle Alluvioni).
Per carità, la sicurezza prima di tutto. Ma quella nuova perimetrazione risale a 5 anni fa (20 marzo del 2020, nel pieno della prima ondata del Covid, giusto per storicizzare), e in tutti questi 5 anni l’Amministrazione Masci aveva seguitato a portare avanti, con incredibile rilento, le procedure per realizzare gli interventi nella Città della musica, facendo e disfacendo, affidando appalti e revocandoli, pagando lauti compensi professionali a tecnici e progettisti.
Appare evidente che il PSDA è un alibi per dirottare altrove le risorse residue.
Tutto questo mentre appare fermo anche l’intervento per il completamento del Conservatorio dovuto a un incredibile pasticcio combinato dai progettisti voluti dalle prossimità del Sindaco che sono riusciti a impostare un intervento da 15 milioni di euro a fronte di risorse disponibili per 10. Appena sopra il budget si direbbe in una nota trasmissione televisiva dedicata all’acquisto di immobili.
Si vede che la musica non è nelle corde di questo Sindaco, salvo che non si tratti di musica liberty, il misconosciuto genere musicale che sarebbe stato inventato a Pescara e che ogni anno ci costa 110.000 euro di fondi comunali a beneficio di pochi fortunati.
Vediamo ora che fine farà il milione dei fondi masterplan dirottati dalla città della musica.
Speriamo che non finiscano in installazioni a forma di note multicolori spruzzanti acqua strimpellante nelle piazze della città. Il sospetto che così possa finire è forte. E forse non sarebbe neppure il peggio.”