Roma. La Commissione bicamerale di inchiesta deputata a indagare sulla scomparsa di Mirella Gregori (7 maggio 1983) e di Emanuela Orlandi (22 giugno 1983) ha ascoltato ieri, 23 gennaio, Maria Teresa Papasidero, all’epoca allieva, come la Orlandi, della scuola di musica “Ludovico Tommaso Da Victoria”. La donna non era mai stata sentita dagli inquirenti e, nel corso del colloquio con i componenti dell’organismo presieduto dal senatore Andrea De Priamo, ha più volte ribadito di non ricordare quanto accaduto a ridosso della scomparsa della quindicenne cittadina vaticana.
“Non ricordo”
Nei documenti relativi alle indagini effettuate allora dai Carabinieri sono riportate le dichiarazioni di un’altra allieva della scuola di musica, Laura Casagrande, già ascoltata in Commissione. Quest’ultima aveva riferito che, il 22 giugno 1983, conclusa la lezione, era uscita dall’istituto proprio in compagnia di Maria Teresa Papasidero, ed entrambe avevano fatto ritorno a casa.
Nel corso dell’audizione svoltasi ieri, Papasidero ha affermato di non rammentare quanto riportato negli atti dell’inchiesta. “Io non me lo ricordo se sono andata a casa con Laura, con mia madre o da sola”, ha dichiarato, “mi ricordo di essere stata a canto corale e basta, i dettagli non me li posso ricordare, sono passati quarantuno anni.”
Con Laura Casagrande, ha inoltre precisato, “ci incontravamo così, ma non è che uscivamo insieme o facevamo i compiti insieme.” Quanto ad Emanuela Orlandi, “Non la conoscevo”.
Qualcuno del suo ambiente?
A proposito della possibile sorte della cittadina vaticana, “Secondo me lei conosceva qualcuno che l’ha presa in trappola, che le ha detto chissà cosa, secondo me qualcuno dell’ambiente vaticano, sentendo tutte le cose che si dicono, in base a quello che si sente sempre”, ha considerato Papasidero.
Su cosa fonda il suo convincimento? “Perché Emanuela abitava lì, in Vaticano, il padre lavorava al Vaticano.”
La donna ha comunque precisato di aver maturato questa opinione basandosi esclusivamente su quanto riportato dai mass-media, senza diretta conoscenza di specifiche circostanze. Per quanto riguarda la scuola “Ludovico Tommaso Da Victoria” e chi la frequentava, ha affermato di non aver percepito, all’epoca, “nulla di strano”.
“Non capisco perché vengo chiamata in causa”, ha concluso.
Amici d’infanzia
Lo scorso 16 gennaio, la Commissione ha inoltre ascoltato, in audizione secretata, Pierluigi Magnesio, figlio di un capo tecnico del Vaticano e componente della comitiva di giovani dell’Azione cattolica che anche la Orlandi era solita frequentare. Magnesio ed Emanuela si conoscevano fin da bambini.
In un’intervista rilasciata tempo fa al giornalista e scrittore Igor Paturno, Magnesio ha definito Emanuela “una ragazza schietta, scaltra e per nulla ingenua.” Tanto che, a suo dire, con la telefonata alla sorella in cui menzionava la proposta di lavoro ricevuta dall’Avon poco prima della scomparsa, “voleva prendere tempo”, ma “era abbastanza perspicace da sapere che era una menzogna.”
L’ultimo incontro
Proprio il 22 giugno 1983 Magnesio avrebbe visto per l’ultima volta la giovane amica. “Incontrai Emanuela per caso verso le 16 e mezza”, riferisce nella richiamata intervista, “io rientravo dentro il Vaticano per andare a casa e lei usciva, mi disse poi che aveva appuntamento con la sorella Cristina al Palazzaccio alle 19, all’uscita dalle lezioni di musica e lei mi invitò, vuoi venire?”. Magnesio si sarebbe recato all’appuntamento e, non vedendo arrivare Emanuela, l’avrebbe cercata invano alla scuola.
In un verbale dei Carabinieri risulta però che lui all’epoca ha dichiarato che, al momento della scomparsa, sarebbe stato a Ladispoli con la sua famiglia. Quarant’anni dopo ha rivelato di essersi recato nella località di mare vicino Roma solo la settimana successiva. “Ero spaventato, avevo paura”, ha ammesso in sede di intervista. “Non ne ho parlato prima perché avevo paura di quell’ambiente, del Vaticano. Oggi è cambiato, le cose sono diverse. Se avessi parlato forse mi avrebbero messo a tacere per sempre, è finita un’epoca, io adesso mi sento libero. Quel giorno ci siamo subito preoccupati, non era da lei dare buca, non era super puntuale ma certo non il tipo da mancare un appuntamento.”
Omonimia
Come riferito dal Giornale e dal Messaggero, la posizione di Magnesio è stata per diverso tempo al vaglio degli inquirenti di allora – forse a causa dell’omonimia con il soggetto misterioso – “Pierluigi”, appunto – che aveva telefonato a casa Orlandi dopo la scomparsa, ma in seguito era passata In secondo piano.
“Addio”
Tra le dichiarazioni rilasciate da Magnesio nell’intervista, una riguarda un fatto accaduto “una settimana prima della scomparsa”. Emanuela lo aveva salutato “con due bacetti”, dicendogli “addio”. Un modo per preannunciare un imminente, volontario allontanamento? O per far comprendere all’amico – che la giovane sapeva essere innamorato di lei – la necessità di interrompere un’amicizia altrimenti destinata a rivelarsi dolorosa e frustrante per lui?