Firenze. Motivi aggiunti presentati nell’ambito della richiesta di riapertura delle indagini sui delitti del feroce ed elusivo serial killer che, tra gli anni Settanta e Ottanta, uccideva coppie appartate in auto nelle campagne circostanti il capoluogo toscano e infliggeva cruente mutilazioni alle vittime femminili.
La recente istanza si deve all’avvocato Alessio Tranfa, del Foro di Roma, che rappresenta il familiare di una delle vittime dell’omicida ed è coadiuvato da Paolo Cochi, reporter e documentarista considerato uno dei massimi esperti della vicenda.
Prima del delitto
I motivi aggiunti all’istanza, presentati alcuni giorni fa, recuperano atti dell’indagine svolta all’epoca dei delitti, che potrebbero forse rivelarsi utili a fini investigativi. Tra l’altro, il verbale di sommarie informazioni redatto dalla Procura di Firenze in data 30 settembre 1985. L’ultimo duplice omicidio del Mostro (vittime: Nadine Mauriot e Jean-Michel Kraveichvili) è avvenuto il 7 o l’8 settembre (la data è tutt’ora oggetto di disputa) e un uomo di nome G.B. riferisce alle Autorità di aver visto, venerdì 6 settembre, alle ore 17,30 circa, in prossimità della piazzola di Scopeti, nelle campagne di San Casciano in Val di Pesa dove in seguito sarebbe avvenuto il delitto, un individuo di “anni 50 circa, altezza m. 1,85 circa, grasso e robusto, viso regolare, capelli biondi, occhi celesti.” Afferma di aver avuto l’impressione di conoscerlo “molto bene”, per averlo incontrato più volte in precedenza, ne fornisce il solo nome di battesimo. Precisa di aver riferito il fatto in seguito al duplice omicidio avvenuto in loco. “Altro non posso aggiungere in quanto la mia è una sensazione di mero sospetto.” Affermazione che non ci sembra perfettamente chiara: G.B. nutre il “mero sospetto” di un possibile coinvolgimento del suo conoscente nel delitto o di aver effettivamente riconosciuto nell’uomo visto a Scopeti la persona in questione?
L’uomo del dossier dei Carabinieri?
Nei motivi aggiunti si legge che le caratteristiche fisiche dell’individuo non differirebbero da quelle del soggetto su cui oggi si chiedono accertamenti nell’istanza di riapertura delle indagini: l’uomo coinvolto nella rapina a un’armeria nel Mugello negli anni Sessanta, nel corso della quale era stata rubata anche una Beretta .22 (il medesimo tipo di arma del Mostro), mai recuperata. L’uomo denunciato, sempre negli anni Sessanta, per reati contro la “libertà sessuale” e che, all’epoca dei delitti del Mostro, sarebbe stato amico di un esponente della Procura fiorentina. Lo stesso uomo su cui i Carabinieri avevano realizzato un dossier proprio a metà degli anni Ottanta e che in seguito era scomparso dal “campo visivo” degli investigatori.
Descrizione e photofit
Da qui, l’esigenza di effettuare, se possibile, ulteriori accertamenti. Anche perché le dichiarazioni di G.B. presentano più di una analogia con quelle di un altro possibile testimone, G.U., che, sempre il giorno 6 settembre 1985, tra le ore 18,30 e le 19, avrebbe scorto nello stesso luogo – come dichiarato in Procura il successivo 16 settembre – un uomo “sui cinquant’anni, 1,80 circa di altezza, capelli non lunghi, abbastanza folti sul castano, senza barba né baffi, senza occhiali, di corporatura robusta […].” Dai particolari forniti da G.U. viene ricavato un photofit di cui, recentemente, si è molto parlato.
Certo, tra le due descrizioni non si registra una piena sovrapponibilità, il che accade comunque di frequente in sede di indagine. Tra l’altro, i capelli del soggetto descritto da G.B. sarebbero biondi, quelli dello sconosciuto osservato da G.U., castani e folti. Ma il dato della presenza dei due nella medesima zona a poca distanza di tempo l’uno dall’altro, richiederebbe a nostro avviso qualche approfondimento.
L’ombra del Rosso del Mugello
E, in tema di colore dei capelli di individui sospetti, nei motivi aggiunti si fa riferimento a un dato proveniente dalle indagini relative al duplice omicidio del 22 ottobre 1981 (vittime: Susanna Cambi e Stefano Baldi): a quanto riportato in un articolo relativo al delitto pubblicato negli anni Novata, poco prima del duplice omicidio, la Cambi avrebbe confidato a un’amica di essere pedinata da un uomo alto, alla guida di un’Alfa Romeo rossa. Un uomo, aveva detto la futura vittima, dai “capelli rossicci”.
Il che, ovviamente, non può che richiamare lo sconosciuto – dai capelli, appunto, biondo-rossicci – che, secondo più di un testimone, aveva forse pedinato Pia Rontini e Claudio Stefanacci il pomeriggio del 29 luglio 1984, poche ore prima che il Mostro li sorprendesse appartati in intimità e li uccidesse. Lo sconosciuto che si è soliti chiamare il “Rosso del Mugello”. Insomma, il mistero è ancora fitto e, come più volte sostenuto in queste pagine, ulteriori indagini sembrerebbero necessarie, per verificare l’eventuale fondatezza delle piste investigative che si prospettano.