Avezzano. Si è tenuta a porte chiuse, senza la partecipazione del pubblico e nemmeno della stampa, l’udienza di avvio di procedimento nei confronti dell’assassino dell’orsa Amarena.
All’appuntamento, così come già annunciato nei giorni scorsi, hanno partecipato i rappresentanti delle associazioni animaliste e ambientaliste, arrivati da tutta Italia per ribadire la “piena condanna” nei confronti dell’uomo che ha ucciso l’orsa mamma di due cuccioli, poco più di un anno fa. Il sit in, come anche l’udienza, è stato supervisionato dagli agenti di polizia del commissariato di Avezzano, insieme agli uomini dell’Arma, che hanno garantito la pubblica sicurezza.
Tutto è stato condotto senza particolari colpi di testa, a parte un contestatore, che davanti agli striscioni alzati di fronte al presidio di Giustizia, ha lamentato che l’orsa gli aveva mangiato decine di galline. Una protesta messa subito a tacere da alcuni animalisti che hanno gridato: “Si tratta probabilmente di un allevamento abusivo altrimenti ci sarebbero stati dei ristori, dei rimborsi”.
Il reato contestato non era di competenza del Gup ma del Tribunale monocratico e pertanto gli atti saranno restituiti alla procura che dovrà ora notificare di nuovo il decreto di citazione diretta a giudizio.
E quindi la mattinata, si è conclusa con un nulla di fatto.
Non è stato presente in tribunale, Andrea Leombruni, il 58enne di San Benedetto dei Marsi accusato di aver ucciso a colpi di fucile l’orsa simbolo d’Abruzzo. Non ha rilasciato dichiarazioni il suo avvocato, Berardino Terra, che si è allontanato dai giornalisti dichiarando che si tratterebbe comunque di “dichiarazioni premature”.
Leombruni è accusato di uccisione di animale e di aver agito con l’aggravante della crudeltà data dall’assenza di una valida motivazione. Una 40ina di associazioni Animaliste e Ambientaliste si sono costituite parte civile, insieme al Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise e al parco naturale regionale Sirente Velino, oltre che alla Regione Abruzzo, come preannunciato già da tempo dal presidente Marco Marsilio.
TUTTE LE REAZIONI AL RINVIO DELL’UDIENZA
LAV-LIPU-LNDC-SALVIAMO L’ORSO-REWILDING APENNINES E WWF: CONFIDIAMO IN UNA RAPIDA FISSAZIONE DELLA DATA DI AVVIO E IN UNA CONDANNA EFFICACE
Oggi, 23 dicembre, a poco più di un anno dall’uccisione dell’orsa Amarena, si è aperto il procedimento presso il Tribunale di Avezzano contro l’uomo che si era autodenunciato ai Carabinieri, ammettendo la sua responsabilità per l’uccisione di animale con “crudeltà e senza necessità”.
La Giudice ha raccolto gli atti di richiesta di costituzione di parte civile delle tante associazioni che hanno chiesto che si faccia giustizia per un’orsa barbaramente uccisa a colpi di fucile nonostante non avesse mai avuto atteggiamenti aggressivi nei confronti degli esseri umani, tanto da essere diventata una sorta di simbolo per il territorio abruzzese, protagonista di numerosi video quando casualmente incrociava i centri abitati accompagnata dai suoi cuccioli.
Oltre alle associazioni di tutela degli animali, si sono costituiti anche enti pubblici quali la Regione Abruzzo, il Comune di San Benedetto dei Marsi dove è avvenuta l’uccisione e il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, a testimonianza di quanto, in Abruzzo vi sia una spiccata sensibilità alla tutela degli orsi e alla convivenza pacifica con i cittadini, a differenza di quanto avviene invece in Trentino, dove il Presidente Fugatti non ha mai speso una sola parola per condannare i tanti atti di bracconaggio che nel territorio da lui amministrato hanno portato all’uccisione di almeno sei orsi e i cui responsabili restano tuttora ignoti.
“Ora auspichiamo la rapida fissazione della data di avvio del processo – commentano LAV, LIPU, LINDC, Salviamo l’orso, Rewilding Apennines e WWF – e che si arrivi a una sentenza di condanna che sia di esempio per tutti coloro che ancora ritengono lecito farsi giustizia da sé in tutti quei casi in cui le attività umane entrano in conflitto con gli animali selvatici.”
L’uomo oggi imputato si era infatti autodenunciato ai Carabinieri, ammettendo di avere ucciso l’orsa Amarena accampando motivazioni che riguardavano la sicurezza personale, ma le evidenze raccolte dagli investigatori hanno permesso di dimostrare che quando l’orsa è stata uccisa non aveva assunto alcun atteggiamento aggressivo, poiché si trovava sulle quattro zampe.Le Associazioni chiederanno di valutare anche il grave danno ambientale procurato dall’indagato uccidendo un’orsa in età riproduttiva, facente parte di una popolazione sull’orlo del rischio di estinzione, come quella dell’orso bruno marsicano.
“Seguiremo ogni udienza per dare un contributo concreto e attivo perché si arrivi a una sentenza di condanna nel più breve tempo possibile – concludono le Associazioni – scongiurando il rischio di scorciatoie quali il patteggiamento o altri strumenti che possano alleggerire le responsabilità di un atto così violento ed efferato quale l’uccisione di una mamma nel preciso momento in cui stava educando i suoi piccoli alla vita. Nel frattempo, a livello nazionale, continuiamo a lavorare affinché si giunga ad un inasprimento delle pene previste per questo tipo di reati: è vergognoso che chi uccide un animale sull’orlo dell’estinzione rischi al massimo una condanna a poco più di due anni (che sicuramente non passerà in carcere) o un’ammenda inferiore al valore dell’arma con cui lo ha ucciso”.
Carmine De Nuzzo, rappresentante dell’associazione Animalisti italiani: “Ribadiamo che questo assassino deve essere condannato. Amarena era un animale quasi domestico. Non avrebbe mai fatto del male. È un vigliacco, un assassino”.
Piermaria Ortis, come cittadino dichiara: “Una sottospecie che va tutelata, una sottospecie che abbiamo solo qui, in Abruzzo. Va tutelata diversamente. Siamo un Paese che ha più biodiversità del Brasile”.
L’UCCISIONE DI AMARENA RESTERA’ IMPUNITA? AIDAA: “È POSSIBILE”
APPENNINO ECOSISTEMA SI è COSTITUITO PARTE CIVILE NEL PROCEDIMENTO PENALE
Durante l’udienza di stamattina davanti al Giudice per le Udienze Preliminari di Avezzano, nel procedimento penale contro LEOMBRUNI Andrea per l’uccisione dell’orsa Amarena (avvenuta il 1° settembre dello scorso anno a San Benedetto dei Marsi), Appennino Ecosistema si è formalmente costituito parte civile. L’Associazione Appennino Ecosistema, infatti, fa parte della Global Alliance for the Rights of Nature, un’alleanza internazionale di centinaia di esperti, associazioni e istituzioni impegnati a far riconoscere i diritti della Natura come soggetto giuridico da rispettare in quanto tale (https://www.garn.org/our-members/). In questo senso, l’Associazione si proporrà come “tutore” degli interessi dell’ecosistema appenninico, in attesa che anche l’ordinamento giuridico italiano gli conferisca i diritti soggettivi che merita, dopo il primo passo compiuto nel 2022 con l’introduzione tra i principi fondamentali della nostra Costituzione della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, definiti più volte dalla Corte Costituzionale come “interessi pubblici di valore costituzionale primario ed assoluto”. Appennino Ecosistema ha anche partecipato alla manifestazione che si è svolta oggi davanti al Tribunale di Avezzano promossa dall’Associazione Animalisti Italiani, con l’adesione di WWF, ENPA, OIPA, LNDC e LAV.
Considerando che la Procura della Repubblica di Avezzano, secondo la decisione presa oggi dalla Giudice per l’udienza preliminare, dovrà procedere con la citazione diretta a giudizio, riformulando l’accusa e chiedendo al Tribunale di Avezzano la fissazione della relativa nuova udienza, Appennino Ecosistema chiederà al Pubblico Ministero di procedere penalmente contro il responsabile dell’uccisione dell’orsa Amarena non semplicemente per il reato di uccisione di animali (art. 544-bis c.p., applicabile a chiunque uccida qualsiasi animale senza necessità o per crudeltà, con una pena irrisoria della reclusione da 4 mesi a 2 anni), ma anche per i ben più appropriati e gravi reati di uccisione di specie selvatiche animali protette (art. 727-bis c.p., che vieta l’uccisione di esemplari appartenenti ad una specie animale selvatica protetta, con la pena dell’arresto da 1 a 6 mesi o l’ammenda fino a € 4.000, senza necessità di dover dimostrare il dolo del reo) e soprattutto di inquinamento ambientale (art. 452-bis o almeno 452-quater, che punisce con la reclusione da 2 a 6 anni e con la multa da € 10.000 a 100.000 “chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativi e misurabili di un ecosistema, della biodiversità, della flora o della fauna”), introdotti nel nostro codice penale solo nel 2011 (il primo) e nel 2015 (il secondo) in recepimento della Direttiva UE sulla tutela penale dell’ambiente (Dir. 2008/99/CE). Infatti, sostiene il Presidente di Appennino Ecosistema (il giuri-ecologo Bruno Petriccione), “l’uccisione di una femmina di orso bruno marsicano, entità biologica gravemente minacciata di estinzione e per questo tutelata in modo prioritario a livello nazionale, europeo e mondiale, costituisce certamente una gravissima minaccia ed un grave danno concreto alle possibilità di sopravvivenza dell’orso bruno marsicano (decurtando la sua già esigua popolazione del 5%) e quindi un grave danno al suo habitat, all’ecosistema del quale è parte fondamentale ed in generale alla biodiversità di tutti gli Appennini Centrali. I nuovi gravi reati di delitto ambientale citati sono stati introdotti solo nel 2015 nel nostro ordinamento giuridico a seguito della paventata apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia, da parte della Commissione Europea, per l’insufficienza delle norme penali italiane poste a tutela dell’enorme patrimonio di biodiversità dell’UE, successivamente alla precedente uccisione volontaria di un orso bruno marsicano, rimasta impunita, avvenuta a Pettorano sul Gizio nel 2014. Porre allo stesso livello l’offensività dell’uccisione di un orso bruno marsicano e quella di una gallina sarebbe un assurdo giuridico, oltre che una gravissima offesa a tutti i cittadini onesti e rispettosi della fauna e della flora selvatiche, che continuano a sforzarsi di far parte di comunità umane in equilibrio con tutte le altre componenti dell’ecosistema”.