L’Aquila. Diversità è unicità. Potrebbe essere questo un modo di riassumere, nell’estrema sintesi di una frase di “lancio”, il senso di Mara diventa un alieno, romanzo d’esordio della giornalista aquilana Isabella Lopardi, pubblicato da Atile edizioni, che sabato 21 dicembre, alle ore 16, verrà presentato al Palazzetto dei Nobili dell’Aquila.
“Saggio romanzato”, lo definisce, più precisamente, l’Autrice che, in quest’opera, riflette appunto sul tema, vasto e complesso, della diversità, non sempre proposto dai media in modo idoneo a coglierne le implicazioni più profonde ed autentiche.
Nel corso dell’evento del 21 dicembre, Lopardi leggerà dei brani dell’opera e avrà luogo un dialogo a più voci e, come nel teatro immersivo d’avanguardia, si interagirà con il pubblico. Previsto un intervento di Stefania Pezzopane.
Protagonista del romanzo (saggio romanzato), una tredicenne che, come tutti i tredicenni, è in continuo divenire. Singolare, nell’opera, è prima di tutto l’approccio espressivo adottato. “L’intento”, si legge in una nota, “è creare una dimensione illusoria, per raccontare in maniera più accessibile a tutti la storia difficile di una persona che alla fine non si deve sentire sbagliata, ma unica nella sua diversità, tale da renderla speciale.”
Manca, nel testo, una vera e propria ambientazione, l’Autrice declina il racconto creando un’atmosfera “quasi distopica, però non nel vero significato di questo termine, bensì rapportando il tutto a una sorta di dimensione distopica interiore.” Il lettore viene quindi condotto in una “realtà immaginaria, non del futuro, in questo caso, appunto, come lo è la distopia vera e propria, ma una realtà immaginaria interiore per poter sconfiggere i pregiudizi della diversità e i drammi interni che essa comporta nella quotidianità.”
Ogni volta che si cambia vita, si cambia anche nome e Mara, la protagonista, diventa Laila. Un alieno. Nella visione proposta dall’Autrice, non si tratta, da parte sua, di una fuga, ma di una sorta di accesso ad una realtà aumentata. Un viaggio per approdare ad un universo che affine, in grado di valorizzare la sua unicità.
“Alieno vuol dire ‘strano’, ma anche ‘avverso’”, considera Lopardi. “Quel che è contrario e non fa altro che differire. Perché ‘diverso’ non è ‘sbagliato’.”
“Ho una cicatrice sulla mano”, esemplifica. “Tutti i miei simili inorridiscono perché ho una cicatrice sulla mano. Bisbigliano nell’ombra. Non mi parlano più, non hanno più rapporti con me. Non riesco a fidanzarmi. C’è quella cucitura evidente, che arriva prima di me. Non creo una famiglia, non metto al mondo figli, perché quel segno indelebile parla per me. Resto effimera.”
“Ma”, continua l’Autrice, “poniamo il caso che io incontri un’altra persona, di sesso opposto o meno non importa, a seconda dei gusti. Non importa se questa persona sia predisposta o meno ad accogliermi. Se quest’altro individuo, come me avesse una cicatrice sulla destra o un segno quasi identico sulla sinistra, potremmo riprodurci. Perché la similitudine prima o poi diventa comunanza di intenti, e la comunanza di intenti porta a una nuova costruzione. Quando si sente un parallelismo, bisogna scriverlo da qualche parte. Anche nel codice genetico.”
Dunque? Qual è il senso della metamorfosi della protagonista?
“Io qui propongo un nuovo modo per parlare del cambiamento legato alla pubertà”, spiega ancora Lopardi. “Il confine tra malformazione e creazione di una nuova razza umana, magari sulla base di una fisionomia extraterrestre. Sono messaggi che si colgono istintivamente. Questa storia (che si sta scrivendo da sola, e non mi è mai capitato) crea nel lettore ingenuo, secondo me, un istinto di inclusione. Vi invito a essere lettori ingenui e ad andare oltre le parole dette.”
Insomma, una prospettiva originale con cui indagare il mondo dei giovanissimi, per indurre al recupero di un peculiare, prezioso “sguardo”. Perché, come scriveva Antoine de Saint-Exupéry, “Tutti i grandi sono stati bambini una volta, ma solo pochi se ne ricordano.”