Francavilla al Mare. Un impianto di illuminazione totalmente fuori norma e un operaio non formato per tali interventi mandato a ripararlo come fosse un elettricista, senza dispositivi di protezione individuale, tanto più necessari alla luce della pericolosità delle operazioni richieste, e con la linea elettrica ancora in esercizio. Sono innumerevoli e gravissime, secondo la Procura di Chieti, a maggior ragione perché contestate a un Ente pubblico, le violazioni alla base della tragica e assurda morte di Giancarlo Carulli, il dipendente del Comune di Francavilla al Mare, di 64 anni, rimasto folgorato il 5 agosto del 2023 e spirato dopo quattro giorni di agonia, il 9 agosto, per i gravissimi traumi subiti.
A conclusione delle indagini preliminari, il Pubblico Ministero titolare del relativo procedimento penale, il dott. Giancarlo Ciani, ha dunque chiesto il rinvio a giudizio per il reato di omicidio colposo in concorso, con l’aggravante di essere stato commesso, appunto, con violazione di norme antinfortunistiche, per il vicesindaco di Francavilla, e ivi residente, Wiliams Marinelli, 53 anni, in qualità di datore di lavoro di fatto della vittima, “avendo impartito l’ordine di lavorazione concernente la manutenzione della linea elettrica indicata” scrive il magistrato nel suo atto; per Roberto Olivieri, 64 anni, di Tortoreto, dirigente del III Settore del Comune di Francavilla al Mare (Attività Tecniche e Ambientali) da giugno a settembre 2017, il periodo in cui era stato realizzato l’impianto, nonché datore di lavoro di Carulli all’epoca del fatto; per Maurizio Basile, 56 anni, di Chieti, in qualità di funzionario responsabile del servizio Lavori Pubblici comunale, e quindi di dirigente; infine, per Luciano Mangifesta, 64 anni, quale “elettricista del Comune, l’esecutore materiale dell’ampliamento dell’impianto di illuminazione pubblica”. Riscontrando la richiesta, il Gip del Tribunale chietino, dott. Andrea Di Berardino, ha così fissato per il 16 ottobre 2024, dalle 10, l’udienza preliminare di un processo dal quale i familiari del lavoratore, assistiti da Studio3A e dall’avv. Marco Bevilacqua, del foro di Chieti, si aspettano giustizia.
Nella sua scrupolosa inchiesta il Sostituto Procuratore, tra i vari provvedimenti, ha disposto l’autopsia sulla salma della vittima, che non ha fatto che confermare come il decesso sia stato determinato da un’insufficienza cardio respiratoria terminale per le ustioni di terzo grado diffuse su più del cinquanta per cento del corpo conseguenza dell’azione lesiva prodotta da energia termica, nella fattispecie da calore, esito della folgorazione. Ha quindi ordinato una perizia informatica sul telefono cellulare della vittima, posto sotto sequestro, per acquisirne tutti i dati, specie i WhatsApp, e stabilire chi, e come e perché gli avesse ordinato il lavoro di riparazione che gli sarebbe stato fatale. Ma il Pm ha soprattutto affidato una consulenza tecnica a un esperto in materia, l’ingegner Gabriele Bellizzotti, per accertare la dinamica, le cause e tutte le responsabilità dell’incidente, che trae le sue origini da lavori effettuati dal Comune nel 2017.
È infatti tra il mese di giugno e di settembre di quell’anno, scrive il dott. Ciani nella sua richiesta di rinvio a giudizio, che “Olivieri dava corso alla realizzazione, in via Antonella D’Aquino, tra i civici 174 e 188, di un impianto di pubblica illuminazione a mezzo di ampliamento e trasformazione dell’impianto già esistente, con attraversamento, in posizione ribassata, di un impianto di media tensione già in essere”. E a tal fine, “l’incarico veniva eseguito dal Mangifesta quale elettricista del Comune ma in modo difforme da quello prescritto dalle norme in materia”. Gli elementi in contrasto con quanto disposto dalla legge e dal Comitato Elettrotecnico Italiano riscontrati dal perito della Procura sono innumerevoli, ma, per sintetizzare, “l’impianto, oltre che in assenza di progettazione, verifica, di collaudo e attestazione di conformità, veniva realizzato”, e sarà la violazione determinante, “ad una distanza di 1,47 metri tra la nuova linea e quella di media tensione esistente”, laddove “le norme prescrivono che, nel caso di interferenze (incrocio o attraversamento) della linea di pubblica illuminazione con una di media tensione, la distanza non deve essere inferiore ai due metri”. Non solo, “in virtù delle disposizioni del Comitato, avrebbero dovuto essere assicurate distanze ancora maggiori di due metri per garantire l’esecuzione, in sicurezza, di attività di manutenzione” prosegue l’atto del Pm, aggiungendo infine che l’impianto realizzato “risultava in contrasto con la normativa tecnica di riferimento anche con riguardo alla derivazione dell’alimentazione, realizzata nella morsetta del lampione in luogo di essere approntata in apposito pozzetto a terra”.
La seconda violazione grave e decisiva dell’intera vicenda, poi, sta nel fatto che, prosegue il Pm nella sua richiesta di processo, “nonostante l’impianto non a norma, il lavoratore Giancarlo Carulli, senza aver ricevuto alcuna formazione dal datore di lavoro Roberto Olivieri, dal dirigente Maurizio Basile, né da parte del datore di lavoro di fatto Wiliams Marinelli in materia di sicurezza (…), nonché con riguardo al rischio specifico inerente alla lavorazione affidatagli, veniva comandato da quest’ultimo, nonostante fosse lavoratore assunto dal Comune di Francavilla con mansioni di “operaio decespugliatore”, di eseguire la riparazione del cavo di pubblica illuminazione, settore di competenza di Olivieri e Basile, a mezzo di fascettatura di detto cavo ad un sostegno al quale era precedentemente collegato”.
Il resto, purtroppo, è tristemente noto. Carulli, posizionatosi e salito su un cestello elevatore, “nell’eseguire detto lavoro – anche in ragione della vicinanza della linea elettrica con la media tensione, in violazione della norma prescritta che doveva essere rispettata dal datore di lavoro e dal dirigente, nonché della norma, parimenti diretta alle stesse figure, che prescrive la necessità di mettere fuori tensione la linea, di posizionare ostacoli rigidi per impedire l’avvicinamento a parti attive e di tenere in permanenza persone, macchine operatrici, apparecchi di sollevamento a distanza di sicurezza – urtava involontariamente i cavi della media tensione rimanendo folgorato e perdendo la vita”. Una morte, conclude il Pubblico Ministero ascrivendo agli imputati l’ennesima, grave infrazione alle più banali norme antinfortunistiche, “determinata anche dalla mancata messa a disposizione del lavoratore dei dispositivi di protezione individuale per lavori elettrici che prevedono guanti isolanti, calzatura ed elmetto dielettrici, visiera di protezione, vestiario ignifugo”.
Un punto fermo importante per la moglie, le figlie e i nipoti della vittima, i quali, per fare piena luce sui fatti e ottenere giustizia, attraverso l’Area Manager per l’Abruzzo Mario Masciovecchio, si sono affidati a Studio3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, che ha anche messo a disposizione i propri esperti per gli accertamenti tecnici disposti dalla Procura, con la collaborazione dell’avv. Marco Bevilacqua. Familiari che ora si aspettano un’assunzione di responsabilità da parte del Comune di Francavilla al Mare in sede risarcitoria ma anche una risposta forte in sede penale.