Roma. La sanità italiana sta vivendo una delle crisi più gravi della sua storia recente. Recenti indagini condotte da Amsi (Associazione Medici di Origine Straniera in Italia) e Uniti per Unire hanno rivelato che, nei mesi di luglio e agosto, oltre 1000 reparti ospedalieri e strutture sanitarie in tutta Italia hanno subito significative riduzioni della loro attività o addirittura chiuso a causa della carenza di personale sanitario.
Il Prof. Foad Aodi, leader di Amsi e del Movimento Internazionale Uniti per Unire, nonché docente all’Università di Tor Vergata e membro di spicco della Fnomceo, esprime una profonda preoccupazione: le richieste di personale sanitario sono aumentate del 40% negli ultimi due mesi. Questa crisi è aggravata da turni massacranti, disorganizzazione, organici ridotti e dimissioni volontarie, che hanno spinto molti professionisti a cercare opportunità all’estero.
Aodi sostiene con forza le recenti richieste della Fnomceo, che ha chiesto al Governo un investimento di 10 miliardi di euro nella prossima legge di bilancio per il rilancio della sanità italiana. Senza tali investimenti, è concreto il rischio di ulteriori chiusure e di un deterioramento dei servizi.
Le indagini di Amsi confermano che la carenza di personale è una crisi di portata nazionale, con una particolare penuria di medici e infermieri in reparti cruciali come pronto soccorso, chirurgia e pediatria. Inoltre, si rileva una preoccupante scarsità di medici di famiglia e pediatri, soprattutto nelle aree rurali e turistiche.
Grazie all’impegno di Amsi e dei professionisti, inclusi quelli di origine straniera, è stato possibile evitare la chiusura di oltre 2000 reparti e servizi dal 2023. Tuttavia, il Decreto Cura Italia, che ha sostenuto queste azioni, rischia di scadere a fine dicembre 2025, mettendo a rischio ulteriori stabilizzazioni.
“Il nostro Sistema Sanitario ha bisogno di un cambiamento radicale. È essenziale che il governo trovi finalmente le risorse necessarie per garantire una sanità di qualità”, afferma Aodi. “Dobbiamo unire le forze e chiedere interventi concreti, non promesse a vuoto. La parola d’ordine deve essere investimenti.”
Aodi sottolinea che il futuro della sanità italiana dipende dalla nostra capacità di affrontare insieme le difficoltà, incrementare gli investimenti e migliorare le condizioni di lavoro per i professionisti del settore. Senza un adeguato supporto economico e strutturale, il rischio è quello di una crisi sanitaria senza precedenti.