Un’isola baciata dal sole, circondata da uno dei mari più belli del mondo e da vivere a ritmo lento. Questo, e tanto altro, è Lampedusa, la più grande delle isole Pelagie, un lembo di terra italiano più vicino all’Africa che all’Europa. Un crocevia di culture che si riflette in una cucina dai sapori intensi. Non essendo presente sull’isola una produzione vinicola, mi sono dedicato alla scoperta dei sapori e delle ricette locali. Ne emerge un quadro in chiaroscuro, che vi spiegherò. Ma prima un po’ di storia…
Abitata fin dall’epoca preistorica, l’isola ha visto il passaggio di Fenici, Greci, Romani e Arabi, ognuno dei quali ha lasciato la propria impronta nella cultura e nelle tradizioni locali. Nel XIX secolo, i Borboni la trasformarono in una colonia penale, mentre durante la Seconda Guerra Mondiale fu teatro di importanti operazioni militari. Oggi, Lampedusa si trova al centro dell’attenzione mediatica per ragioni ben diverse dal suo patrimonio culturale o dalla sua bellezza naturale. L’isola è diventata, suo malgrado, simbolo della crisi migratoria nel Mediterraneo, con frequenti sbarchi di persone in cerca di un futuro migliore. Questa realtà complessa si intreccia con la vita quotidiana dei lampedusani, che continuano a preservare le loro tradizioni e la loro calorosa ospitalità.
Prima di immergerci nei sapori dell’isola, è impossibile non menzionare il mare di Lampedusa, considerato uno dei più belli e trasparenti al mondo. Le sue acque cristalline sfumano dal turchese all’azzurro intenso, creando scenari mozzafiato che sembrano usciti da una cartolina. La trasparenza dell’acqua è tale che, in molti punti, si può ammirare il fondale marino anche da diverse decine di metri dalla riva. Spiagge come quella dei Conigli, considerata a ragion veduta tra le più belle al mondo, o calette nascoste come Cala Pulcino, offrono scenari paradisiaci dove il blu intenso del mare si fonde con il bianco accecante della sabbia.
Questa eccezionale limpidezza non è solo un piacere per gli occhi, ma è anche indice di un ecosistema marino sano e ricco di biodiversità. Le acque incontaminate di Lampedusa ospitano una varietà straordinaria di pesci, molluschi e crostacei, molti dei quali finiscono per deliziare i palati dei fortunati visitatori dell’isola. Qui, insomma, il mare non è solo uno spettacolo da ammirare, ma diventa parte integrante dell’esperienza culinaria dell’isola, fornendo ingredienti freschi e di altissima qualità che sono alla base della cucina lampedusana.
Se c’è un protagonista indiscusso della tavola lampedusana, quello è senza dubbio il pescato fresco. Il pesce passa letteralmente dal mare al piatto in poche ore, regalando un’esplosione di sapori e fragranze che si possono trovare solo in luoghi come questo. La pesca a Lampedusa non è solo un’attività economica, ma una vera e propria arte tramandata di generazione in generazione. I pescatori locali conoscono ogni segreto del mare circostante e sanno esattamente dove e quando trovare le migliori prede. Questo sapere si traduce in una varietà incredibile di pesci e frutti di mare che arrivano quotidianamente sulle tavole dell’isola, garantendo un menù sempre vario e gustoso.
Dai carpacci di ricciola alle tartare di tonno o cernia, passando per i gamberoni rossi serviti con un filo d’olio e limone, ogni boccone è un tuffo nei sapori autentici del Mediterraneo. Un’esperienza da vivere non solo nei ristoranti dell’isola, ma scegliendo una bella escursione in barca, che ti offre l’opportunità unica di assaggiare il pesce appena pescato direttamente in mezzo al mare. Queste gite non sono solo un modo per esplorare le coste dell’isola, ma vere e proprie avventure gastronomiche galleggianti. E i “barcaioli” locali, spesso provenienti da famiglie di pescatori, hanno capito che l’abbinamento mare e cibo buono funziona alla grande, offrendo molte alternative di altissima qualità.
Ma qui inizia la parte un po’ “malinconica” (gastronomicamente parlando) della storia. Se volessi raccontare con un’immagine la proposta di ristorazione di Lampedusa, farei ricorso ad un bel disegno a matita. Delicato, comunicativo, a tratti sfumato, ma pur sempre in scala di grigi. Manca, almeno per la mia esperienza, il guizzo di colore, il colpo di pennello che rende il racconto memorabile. In generale, facendo un minimo di indagini preliminari e selezionando i luoghi di più consolidata tradizione, sull’isola si mangia bene. Siamo pur sempre in Sicilia, e anche la trattoria più insignificante può contare su un patrimonio di odori, sapori e ingredienti che rendono l’atto mangereccio per lo meno godibile. E poi con quella materia prima come fai a sbagliare???
Però dal cous-cous di cernia fatto con la ricetta antica della nonna mi sarei aspettato un maggior coinvolgimento, papillare ed emotivo. Dal calamaro ripieno cotto al sugo, una maggior persistenza gustativa. Dai cannoli tradizionali e le cassate, una maggiore esplosione di sapori e un livello di zuccheri più equilibrato. Allora, premettendo nuovamente che di ristoranti dove mangiare una cucina dignitosa e rispettosa della materia prima è piena l’isola, chiuderò questo articolo suggerendo un nome alternativo, che ad alcuni apparirà controverso e poco “rappresentativo” della cultura gastronomica isolana, ma che, a mio avviso, è l’unico luogo dove l’effetto “uau” – sia nei piatti, che nella proposta di vini – è garantito: il Cavalluccio Marino.
Una cena al Cavalluccio Marino non è solo un pasto, ma un’esperienza completa che coinvolge tutti i sensi. È un viaggio attraverso i sapori di Lampedusa, reinterpretati con estro e creatività, che rende omaggio alla ricchezza gastronomica dell’isola e alla sua tradizione marinara, ma anche ai numerosi viaggi, in Italia e all’estero, che hanno arricchito l’esperienza di vita della chef Giovanna Billeci e di suo marito Giuseppe Costa, affabile patron della struttura e grandissimo appassionato di vino.
Cavalluccio Marino: un’esperienza culinaria contemporanea
Vicino al centro di Lampedusa, a due passi dalla bella Cala Croce, il ristorante Cavalluccio Marino offre un’esperienza gastronomica che si discosta dal resto dell’offerta isolana. L’ambiente del ristorante è curato, con un’atmosfera che bilancia elementi di modernità con tocchi più tradizionali.
La cucina, guidata dalla chef Giovanna Billeci, propone una visione contemporanea della gastronomia. Il menù, che cambia regolarmente, riflette l’approccio creativo della chef, con una fusione di influenze e tecniche diverse, combinazioni di sapori inaspettate e presentazioni curate.
Mentre i piatti possono non essere strettamente rappresentativi della cultura gastronomica isolana, offrono comunque un’interpretazione interessante e spesso innovativa dei prodotti locali, in particolare del pesce.
Un elemento distintivo del Cavalluccio Marino è senz’altro la sua cantina. Una selezione che viaggia verso le 1000 etichette, fatta con passione da Giuseppe Costa, offre un’ampia varietà di vini che spaziano dalle produzioni siciliane a quelle nazionali e internazionali. Vini senza frontiere e senza dogmi, che spaziano dai grandi classici dell’enologia a vere e proprie chicche, di aziende minuscole e sconosciute, che Giuseppe ricerca in tutta Italia.
Insomma, non c’è dubbio che il Cavalluccio Marino, pur non essendo un esempio di cucina tradizionale isolana, rappresenti una proposta gastronomica davvero convincente e senz’altro da provare se vi doveste trovare a Lampedusa. Io mi sono divertito!