L’Aquila. Non sarà Enrico Dolfi il nuovo amministratore unico di Sangritana. Il dirigente della divisione ferroviaria di Tua ha rifiutato la nomina – decisa il 13 maggio scorso con gran rullio di tamburi – al vertice della società. Oggi ci sarà una seduta straordinaria del cda di Tua (che controlla Sangritana) per scegliere il nuovo amministratore, che andrà a sostituire Alberto Amoroso.
Sorgono spontanee alcune domande:
1) Perché una nomina viene rifiutata? Potrebbe accadere se Dolfi vivesse in Papuasia e non ci fossero contatti ripetuti tra il nominante e il nominato. Ci sono cose sconosciute che lo hanno indotto a non accettare?
2) Se Dolfi è stato nominato, è perché corrispondeva a una esigenza incombente del momento o della fase: cosa ha fatto retrocedere il nominato e cosa non fa insistere il nominante a difendere la nomina, di sicuro concordata in precedenza?
3) Lanciano è Lanciano, e a Lanciano opera il MastroGiurato: c’è qualcosa che sarà mostrato in seguito che farà capire il destino di una nomina premurata, intervenuta e rifiutata?
Vorrei essere utile, solo con il discorso pubblico, per concorrere a stabilire e stabilizzare le figure di responsabilità di Sangritana, poiché l’Abruzzo non può permettersi di “saghizzare” anche la Sangritana. Saghizzare vuole dire prendere il modello desolante di Saga e replicarlo ovunque, riproducendo lo spettacolo di direttori decadenti, cercati con avvisi pubblici, ma che non potevano essere scelti poiché troppi volevano lo stesso trono, incuranti del giudizio del mercato degli operatori del settore.