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Aurore boreali, laboratori del Gran Sasso: già osservate nell’800 a.C.

"E nel 1859 ci furono disagi e danni ai telegrafi"

Alessandra Ciciotti di Alessandra Ciciotti
12 Maggio 2024
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L’Aquila. “Nella ‘Istoria e dimostrazioni intorno alle macchie solari’ (1613) Galileo Galilei ragiona delle macchie solari, che probabilmente erano state osservate dai cinesi sin dall’800 a.C.. Tuttavia, è solo all’inizio del secolo scorso che se ne capisce la natura”.

A parlare è il fisico Francesco Vissani, dirigente di ricerca presso i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Infn, reduce dal Salone del libro di Torino dove ha presentato i vincitori del premio Asimov 2024 per l’editoria scientifica. Affascinato anche lui dall”effetto aurora boreale’, ma soprattutto dallo stupore generato dal fenomeno sui social, da valido divulgatore spiega all’ANSA cosa succede nelle macchie solari: “Si tratta di zone dalle quali emergono oppure si inabissano degli enormi tubi di campi magnetici, che il sole produce. I campi magnetici raffreddano la materia della superficie solare che incontrano; per quello si producono delle regioni meno chiare, cioè le macchie solari. Questi campi intrappolano grandi quantita’ di plasma, ovvero, elettroni e ioni prodotti dalla dissociazione degli atomi. Ogni tanto capita che questi tubi si inarchino, si intreccino o si spezzino, provocando occasionalmente l’espulsione di plasma; ciò aumenta grandemente il numero di particelle cariche che il sole invia nello spazio circostante”.

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“In condizioni normali – spiega ancora Vissani – il campo magnetico terrestre scherma efficacemente le particelle cariche, che riescono ad avvicinarsi alla superficie del nostro pianeta solamente a latitudini molto alte, provocando le aurore boreali o, come si dice in inglese, le ‘luci del nord’. Ma quando ci sono ‘espulsioni di massa coronale’ particolarmente importanti, come in questi giorni, vediamo qualcosa del genere anche più a sud. Nel 1859 avvenne una situazione del genere, presumibilmente ancora piu’ grande, che non si limito’ a causare delle belle aurore in tutto il mondo, ma causò disagi e danni ai telegrafi e problemi ai loro operatori. In Italia – ricorda Vissani – padre Angelo Secchi, astronomo del Collegio Romano, scrisse sul Giornale di Roma del 29 agosto 1859 ‘E’ notissimo che questa luce è un fenomeno elettrico e parlò anche di ‘temporale magnetico’”. Per approfondire, Vissani suggerisce “un libro bello e assai completo sul tema, ‘Viaggio al centro del sole’ di Lucie Green, ilSaggiatore, 2018”.

Tags: aurora boreale
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