Rimini. Il Presidente Anci Abruzzo a Rimini per l’evento “109 Città, un solo Paese. I Comuni capoluogo d’Italia”: “Fare rete è fondamentale, soprattutto per i Comuni del cratere sismico. Le coalizioni territoriali rappresentano, in questo senso, una grande opportunità”
Questa mattina il Presidente Anci Abruzzo e Sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto ha partecipato, a Rimini, all’evento “109 Città, un solo Paese. I Comuni capoluogo d’Italia”, organizzato dall’Anci nell’ambito del progetto “MediAree – Next Generation City”, finanziato dal Dipartimento della Funzione Pubblica a valere sul programma complementare al PON Governance e Capacità Istituzionale 2014-2020.
D’Alberto è intervenuto all’interno del panel “Il ruolo dei Comuni capoluogo nel sistema paese” e ha approfondito la complessa e sfidante funzione delle città capoluogo all’interno del cratere sismico del Centro Italia.
“Oggi, in un sistema che dopo la scelta di cancellare le province come enti intermedi, compiuta a metà, è ancora alla ricerca dell’ambito ottimale adeguato alle nuove sfide del presente e del futuro – ha sottolineato D’Alberto – il ruolo dei comuni capoluogo diventa fondamentale, soprattutto di quelli inseriti in un’area territoriale molto più ampia come quella del cratere sismico 2016, che comprende quattro regioni e che di fatto ha determinato una macroregione territoriale naturale che rappresenta il cantiere più importante d’Europa, anche per le risorse che sono state messe a disposizione per la ricostruzione e la rigenerazione, anche attraverso gli strumenti del Cis e del PNRR sisma. In questa macroregione la funzione dei comuni capoluogo va infatti oltre il ruolo istituzionale di cerniera con il resto del territorio e deve andare nella direzione di promuovere una rete che lavori in funzione di una prospettiva futura di rigenerazione complessiva dell’intero territorio del Centro Italia”.
Una rete e un lavoro che, ha evidenziato D’Alberto, le Città di Teramo, Macerata, Rieti e Ascoli Piceno hanno già messo in campo in questi anni, nel dialogo tra sindaci e territori, nonostante le difficoltà aggiuntive dei loro territori dove i comuni capoluogo, oltre ai problemi che interessano tutte le città medie, hanno dovuto far fronte anche allo spopolamento causato dal sisma. Solo a Teramo, dove non sono state registrate vittime, sono infatti stati registrati circa 4mila sfollati.
“In questa situazione, in cui il rischio per i comuni capoluogo era quello di entrare in competizione con le aree interne ed avere dunque difficoltà ad assumere un ruolo di traino – ha proseguito D’Alberto – è passata invece la percezione del destino comune di questi territori e questo è stato di fondamentale importanza. Abbiamo infatti cercato di sviluppare sempre più la capacità di fare da traino all’interno di un’area vasta, anche extra regionale. Penso ad esempio ad Unico Gran Sasso, che ha messo insieme i 23 comuni del cratere sismico 2016/2017 attraverso il quale abbiamo portato le istanze di un macro-territorio sui tavoli dove si decideva e si continua a decidere il futuro delle zone colpite dal terremoto che nel 2016 ha sconvolto il Centro Italia, e che vede come capofila non il comune capoluogo, ma proprio un comune dell’entroterra, quello di Crognaleto per dare un segnale di importanza e di crescita per le aree interne. Un Ats dove il ruolo del capoluogo è quello di equilibrio e di traino, anche per intercettare i finanziamenti e muoversi in un’ottica di area vasta. A Teramo, dove sono sindaco, abbiamo lavorato ad esempio anche per un ambito sociale di area vasta, aggregando altri comuni in un’ottica di solidarietà istituzionale e di coalizioni territoriali, che rappresentano l’unica possibilità di sviluppo per i territori”.
D’Alberto ha poi evidenziato la necessità di ulteriori risorse umane e strumentali per i Comuni.
“Il personale dei Comuni è sempre quello, un giorno veste la maglia della ricostruzione, il giorno dopo quella del PNRR, il giorno successivo quella delle prassi ordinarie – ha concluso – con tutto quello che comporta in merito alle attività di controllo e verifica che, anziché semplificare, appesantiscono le procedure”.