L’Aquila. “Finalmente lunedì 15 alle 15 andrà in discussione in Consiglio comunale l’ordine del giorno a prima firma dell’On Stefania Pezzopane sottoscritto da tutte le opposizioni. Era stato presentato a giugno all’inizio della discussione parlamentare che purtroppo è andata avanti ed ora il decreto che spaccherà il paese è alla Camera, dove ci auguriamo ci sia un ripensamento. L’Italia e la sua sacra unità, questa volta sono davvero a rischio di tenuta”. Così, in una nota, le consigliere ed i consiglieri di opposizione al Comune dell’Aquila Stefania Pezzopane, Stefano Albano, Paolo Romano, Enrico Verini, Stefano Palumbo, Simona Giannangeli, Lorenzo Rotellini, Alessandro Tomassoni, Elia Serpetti, Gianni Padovani, Emanuela Iorio, Massimo Scimia sul consiglio comunale da loro richiesto che si terrà lunedì 15 alle 15 a Palazzo Margherita su “Autonomia differenziata che spacca il paese”.
“Al consiglio comunale”, proseguono, “sono stati invitati sindacati, Anci, Upi, Uncem, ANPI, Ali, consiglieri regionali e parlamentari del territorio per raccogliere contributi ed opinioni su un tema così importante e strategico e per chiedere il ritiro del provvedimento ed una presa di posizione di contrarietà ad una proposta che penalizzerà pesantemente l’Abruzzo. Per realizzare l’Autonomia differenziata di Calderoli non ci sono risorse e la destra lo sa. Servono piu’ servizi nelle aree deboli e invece ce ne saranno meno. I LEP , Livelli Essenziali di Prestazione hanno bisogno di risorse per essere definiti e messi in equilibrio in tutte le regioni”.
“Sanità, scuola, assistenza e tpl saranno a rischio per l’Abruzzo. Con il nostro odg chiediamo il ritiro del provvedimento sull’autonomia regionale differenziata che produrrebbe in Abruzzo ed in particolare a L’Aquila ed in tutte le aree interne e nel Sud un disastro sociale. Nell’odg presentato chiediamo che il Comune dell’Aquila si impegni a difendere l’autonomia locale e a promuovere e ad aderire ad ogni iniziativa utile a contrastare una riforma sbagliata e pericolosa e per far avanzare proposte alternative, coerenti con i principii costituzionali e con la garanzia di unità nazionale, a partire dal dibattito parlamentare e con nuovi pronunciamenti delle assemblee elettive locali. Inoltre si chiede di sollecitare il governo alla definizione dei LEP e degli altri strumenti perequativi e di eliminazione delle attuali diseguaglianze, come già previsti dalla Costituzione e dalla legislazione vigente, a partire dai criteri per il riparto del fondo sanitario nazionale FDI che ha sempre declamato l’unità del paese, pur di ottenere la riforma del premierato fa lo scambio con la Lega ed accetta di spaccare l’Italia. Diciamo No”, dichiara l’opposizione, “a questa legge della cosiddetta Autonomia differenziata”.
“Autonomia ‘differenziata’, poiché appunto”, spiegano i consiglieri, “vorrà dire che l’autonomia non sarà uguale per tutte le regioni, che essa, appunto, differenzierà le regioni tra quelle forti, che con l’autonomia diventeranno ancora più forti, dalle regioni deboli, che paradossalmente diventeranno più deboli. Ci auguriamo che partecipi il Presidente della Regione che ha aderito a questo devastante provvedimento, insieme ai parlamentari, consiglieri regionali, sindacali, parti sociali ecc. Ci auguriamo ci sia una buona partecipazione. L’Italia è già segnata da profonde disparità territoriali ed è semmai bisognosa di ricuciture e coesione. La riforma proposta da Calderoli ed approvata dal Senato, non garantisce il rispetto dei principii della Costituzione”.
“In questo modo”, concludono i consiglieri di opposizione, “fondamentali diritti civili e sociali, in particolare il diritto alla salute ed all’istruzione, per soddisfare i quali ancora devono essere fissati livelli essenziali delle prestazioni (LEP) , non sarebbero garantiti nel tempo per la voluta indeterminatezza della riforma. Il Disegno di legge varato dal governo, inoltre , espropria il Parlamento delle sue prerogative e rafforza il neocentralismo regionale contro l’autonomia locale assegnando ai presidenti delle Regioni un potere pressoché illimitato. Pochi sanno che solo l’attuazione della riforma nelle tre regioni che hanno da tempo Invocato l’applicazione del terzo comma dell’Art. 116, comma 3, della Costituzione, secondo le proiezioni effettuate, porterebbe ad una decurtazione di 190 miliardi dell’introito complessivo statale che assomma complessivamente a 750 miliardi, già pari dunque al 25,3%. E l’Abruzzo verrebbe a subire un danno enorme”.