Cocullo. Riprende con nuovo impulso l’iter per la candidatura a patrimonio immateriale Unesco della festa di san Domenico abate di Cocullo, più conosciuta come “Rito dei Serpari”, ritenuta non solo una vetrina per il piccolo borgo, ma anche per gli altri paesi delle aree interne dell’Appennino, minacciati da inesorabile spopolamento, fenomeno che potrebbe compromettere pure le tradizioni.
La procedura per il riconoscimento Unesco è stata riavviata in queste ore, dopo lo stop dovuto alla pandemia. È stato infatti inviato un nuovo dossier, allegando alla documentazione altre schede informative sugli avvenuti cambiamenti sociali ed economici delle singole comunità e sull’attuale condizioni del rito.
Un lavoro di squadra tra l’amministrazione comunale e le associazioni. “Si ricomincia su una nuova base”- afferma Pasquale D’Alberto dell’associazione Di Nola, che ha preparato il dossier assieme ai comuni- “stiamo coinvolgendo i paesi della devozione che sono quelli della ciociaria dove è la tomba di san Domenico Abate e quelli, in provincia di Chieti, dove si realizza il miracolo del lupo, che è un altro evento importante legato alla devozione al santo”. Si tratta di una proposta culturale dell’intera area del Sagittario e della Valle Peligna che assume un carattere ed un interesse nazionale.