L’Aquila. “Fosse stata una sceneggiatura sarebbe quella di un dramma annunciato. Siamo invece al cospetto di una recita non scritta e sceneggiata, ma che al dramma riporta. Il dramma sarà quello a cui sono destinati i dipendenti del Centro Turistico del Gran Sasso che rischiano di restare senza lavoro e senza reddito. Il dramma sarà anche quello degli operatori turistici, dei loro dipendenti e delle loro famiglie, il dramma di una intera comunità. Il dramma annunciato ci attende dal prossimo primo maggio 2024, quando per effetto delle prescrizioni imposte da Ansfisa la Funivia del Gran Sasso perderà l’abilitazione ed autorizzazione al pubblico esercizio, come peraltro confermato dalla nota del Dipartimento Infrastrutture della Regione Abruzzo. Condizione quest’ultima che produrrà anche la perdita della contribuzione regionale per l’esercizio del Trasporto Pubblico Locale”. Così, in una nota, Francesco Marreli, Domenico Fontana e Andrea Tucceri Cimini, rispettivamente Segretario Generale CGIL, Segretario Cgil alla mobilità e Segretario Generale Filt-Cgil L’Aquila.
“Ci siamo occupati spesso della disastrosa condizione della partecipata comunale che troppo spesso ha richiesto sacrifici ai suoi dipendenti, ritardi negli stipendi, situazioni contributive confuse, mancato ricambio delle figure necessarie al funzionamento della complessa struttura ecc. Ora però siamo alla resa dei conti. Ieri nella Conferenza dei Capigruppo del Consiglio Comunale siamo stati auditi ed abbiamo rappresentato le nostre gravi preoccupazioni. Ci saremmo aspettati”, aggiungono i segretari CGIL, “di ricevere notizie, di avere contezza di atti e di strategie ed invece l’unica strategia rivelata è l’attesa”.
“Si attende e si spera in un ribaltamento del giudizio emesso dall’organo tecnico del ministero attraverso il pronunciamento del Tar, attendendo una eventuale sospensiva dei provvedimenti impugnati. Nessun piano, nessuna ricerca delle risorse necessarie per rispondere agli adempimenti imposti, nessuna tempistica, insomma nessuna altra strategia se non l’attesa. La scommessa ci pare esagerata ed anche disperata, prudenza consiglierebbe attivismo, progettazione adeguata e programmazione certa e condivisa. Questa condizione, ne siamo certi, ovviamente con il piacere di essere smentiti, non farà altro che produrre altra disperazione, altra povertà, altra precarietà. Il dramma annunciato”, concludono, “e ieri malamente interpretato dalla proprietà della Partecipata con una singolare e triste sceneggiatura produrrà, il primo maggio, non la festa dei lavoratori bensì la certificazione della loro disperazione”.