Roma. Nuova udienza del processo d’appello per l’omicidio di Serena Mollicone, la studentessa uccisa ad Arce nel giugno 2001. Imputati il maresciallo dei carabinieri Franco Mottola, all’epoca dei fatti comandante della stazione di Arce, il figlio Marco e la moglie Annamaria, accusati di concorso in omicidio insieme al carabiniere Vincenzo Quatrale. Un altro carabiniere, Francesco Suprano, è accusato di favoreggiamento. Tutti assolti in primo grado.
Oggi, dinanzi alla prima sezione della Corte d’Appello di Roma, si è proceduto alla ricostruzione delle ore successive alla scomparsa della giovane, delle ricerche che in seguito sarebbero approdate al rinvenimento del suo corpo senza vita.
“La preoccupazione per la scomparsa di Serena si trasformò subito in inquietudine e in angoscia. Serena non si comportava mai così, quando faceva tardi avvisava sempre. Questo silenzio il papà lo leggeva come qualcosa di molto negativo”. Sono le parole, riportate dal Messaggero, di Antonio Mollicone, zio paterno di Serena. “Ero tornato a casa intorno alle 21,40, appena entrato mia moglie mi disse che aveva chiamato Armida, mia sorella, dicendo che aveva sentito Guglielmo e che Serena non era tornata a casa e non aveva chiamato.”
Alle 21,48, secondo i tabulati telefonici, Antonio chiamò il fratello al cellulare. “Guglielmo mi raccontò di aver visto Serena turbata, a scuola avevano fatto un dibattito sulla droga e lei diceva ‘come si fa se le istituzioni non ci aiutano?’ Ad Arce erano morti 4-5 ragazzi per droga e Serena soffriva per questo.”
Sentito l’ex appuntato Emilio Cuomo. In servizio insieme al brigadiere Santino Tuzi, quando sono arrivate le prime segnalazioni sulla scomparsa della ragazza, il primo giugno. Tuzi, morto suicida nel 2008, avrebbe rivelato di aver visto Serena varcare la soglia della caserma dei Carabinieri di Arce la mattina di quel giorno. “Tuzi non mi disse di aver visto Serena entrare in caserma. Non me lo disse mai neanche mentre facevano le ricerche”, ha però affermato Cuomo dinanzi alla Corte.
La sera del primo giugno 2001, Cuomo era in servizio proprio con Santino Tuzi. “Eravamo insieme quando ci ha chiamato la centrale operativa per dirci di andare in caserma ad Arce dove alcune persone avevano bisogno di aiuto”, ha riferito. “Io ho saputo della scomparsa della ragazza quando siamo arrivati dal papà, Guglielmo Mollicone. Era circa mezzanotte e mezza e poco dopo è rientrato in caserma con la macchina il maresciallo Mottola. Accanto a lui c’era la moglie. Mottola indossava una tuta ginnica.”
“Tuzi entrò in caserma con Mottola e Guglielmo”, sono ancora le parole di Cuomo, citate dal Messaggero. “Io sono rimasto finché non è uscito con una busta in mano: dentro c’era la denuncia di scomparsa e qualche foto di Serena che dovevamo portare a Pontecorvo. Tuzi mi disse che conosceva bene Serena e che conosceva anche il padre che era stato insegnante dei suoi figli.”
Altro testimone, il meccanico Pasquale Simone. Ancora sulla sera del primo giugno. Lo menziona Rai News. Ricevette la chiamata di Guglielmo Mollicone, allarmato per la scomparsa della figlia e lo accompagnò in caserma. Molti i vuoti di memoria. Del resto, come ha ammesso la stessa Procura generale, da allora “sono passati tanti anni.”