L’Aquila. Quattro appuntamenti nell’aquilano, a partire dal primo marzo, e che si concluderanno con un’assemblea finale nel capoluogo il 12 aprile, per conoscere le conseguenze che avrà sui territori il “Patto europeo migrazioni e asilo” che sarà approvato definitivamente dal parlamento europeo entro il prossimo aprile, prima della conclusione della legislatura.
Farà tappa anche a L’Aquila la “Road map per il diritto d’asilo e la libertà di movimento”, una mobilitazione portata avanti a livello nazionale da nove organizzazioni (Forum per Cambiare l’Ordine delle Cose, Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza, Rivolti ai Balcani, Europasilo, Italy must act, Refugees Welcome Italia, Mediterranea Saving Humans, Recosol e Stop Border Violence) e a cui hanno aderito numerosi attivisti e attiviste, enti e organizzazioni del territorio aquilano.
In queste settimane la Road Map sta attraversando la penisola, esaminando le nuove norme europee in discussione al parlamento, dal basso e tra le reti, i singoli e le organizzazioni che si occupano di migrazioni, partendo dai contesti metropolitani e cittadini.
Le tappe aquilane partiranno da un’analisi del contesto locale: dai servizi per l’accoglienza dei richiedenti asilo, agli ostacoli e le buone prassi nella soddisfazione dei bisogni dei cittadini stranieri, fino ai pericoli sociali e di marginalizzazione delle persone provocati dalle politiche securitarie.
Il primo incontro pubblico ci sarà a San Demetrio ne’ Vestini il 1 primo marzo (ore 17:30, istituto comprensivo) dove si parlerà di servizi per l’accoglienza. La road map aquilana proseguirà il 15 marzo a Fontecchio (ore 17:30, scuola primaria) quando saranno protagonisti “i comuni e l’accoglienza diffusa”. La settimana seguente, il 22 marzo, sarà la volta dell’Aquila (ore 17:30, piazza d’Arti) con un incontro dal titolo “Diritto alla casa e agli spazi urbani”. Il 12 aprile, infine, ci sarà l’assemblea cittadina finale nel centro storico del capoluogo, prevista sempre alle ore 17:30 al palazzetto dei Nobili).
L’obiettivo comune delle organizzazioni, locali e nazionali, è il contrasto alla frontiera che si declina nelle diverse forme di respingimento, discriminazione, precarizzazione delle vite e, per questo, l’intenzione è quella di tracciare un filo comune di riflessione e ragionamento nei quali la stessa frontiera prende forma sul territorio.
Proprio l’approvazione del Patto europeo, così come è stato elaborato, comporterebbe sia profonde violazioni dei diritti umani, sia un problema di realizzazione sui singoli territori e, più in generale, provocherebbe un pessimo impatto sulla società tutta. L’accordo, infatti, non tutela né gli interessi delle persone rifugiate, né quelli dei paesi di primo ingresso come l’Italia, né quelli dell’Europa come entità democratica.
Per questo è necessario mobilitare tutti i territori, dalle grandi città alle aree interne, per un’Europa dei popoli più giusta e aperta verso chi cerca di costruirsi una vita migliore, lontano da guerre, violenze e fame.