La pensione è uno dei temi più importanti e delicati per il futuro di ogni lavoratore. Con le continue riforme e i cambiamenti socio-politici, è difficile sapere quanto si potrà percepire una volta raggiunta l’età pensionabile, e se sarà sufficiente per mantenere il proprio tenore di vita. Per questo motivo, molti lavoratori cercano di proteggere i propri risparmi e garantirsi una pensione più ricca, sottoscrivendo un piano individuale pensionistico (PIP).
Cos’è un PIP e come funziona
Un PIP è una forma di previdenza complementare, che consente di accumulare un capitale da integrare alla pensione pubblica. Si tratta di un investimento a lungo termine, che offre diversi vantaggi, tra cui:
- Scegliere tra diverse tipologie di piani, in base al proprio profilo di rischio e alle proprie esigenze.
- Versare contributi volontari, anche di piccola entità, in qualsiasi momento.
- Detrarre fiscalmente i contributi versati, fino a un limite annuo di 5.164,57 euro.
- Beneficiare di rendimenti potenzialmente più elevati rispetto ai tradizionali prodotti di risparmio.
Il funzionamento dei PIP dipende dal tipo di contratto stipulato con la compagnia assicurativa che li gestisce. Esistono due principali tipi di PIP:
- PIP con assicurazione sulla vita (contratti assicurativi di ramo I): sono quelli in cui il profitto del fondo dedicato al risparmiatore è gestito dall’interno dell’impresa stessa.
- PIP con polizze Unit Linked (contratti assicurativi di ramo III): sono quelli in cui la rivalutazione della posizione del risparmiatore dipende dalle performance dei mercati finanziari, in cui sono investite le quote del privato su uno o più fondi gestiti dalla stessa compagnia assicurativa.
Perché sottoscrivere un PIP
Sottoscrivere un PIP può essere una scelta vantaggiosa per chi vuole integrare la propria pensione pubblica e godere di una maggiore qualità della vita. Un esempio concreto può aiutare a capire meglio i vantaggi di un PIP. Immaginiamo due lavoratori, Marco e Luca, che hanno lo stesso stipendio e la stessa età (35 anni). Marco decide di sottoscrivere un PIP, versando ogni anno il 5% del suo stipendio (1.500 euro). Luca invece non sottoscrive nessun piano pensionistico complementare. Supponiamo che entrambi vadano in pensione a 67 anni, con una pensione pubblica pari al 60% del loro ultimo stipendio. Inoltre, ipotizziamo che il PIP di Marco abbia una rendita annua media del 3%.
A 67 anni, Marco avrà accumulato nel suo PIP un capitale di circa 97.000 euro, che potrà trasformare in una rendita vitalizia aggiuntiva alla sua pensione pubblica. Luca invece avrà solo la sua pensione pubblica. Quindi, Marco potrà godere di una pensione complessiva più ricca di circa 300 euro al mese rispetto a Luca. Questa differenza può fare la differenza nel garantire una maggiore qualità della vita.
Quali sono i rischi e come affrontarli
Tuttavia, sottoscrivere un PIP non è privo di rischi. Infatti, il capitale accumulato dipende dalle performance dei mercati finanziari, che possono essere soggetti a fluttuazioni e crisi. Inoltre, il PIP è vincolato alla normativa fiscale e previdenziale vigente, che può subire modifiche nel tempo. Per questo motivo, è importante affidarsi a un professionista qualificato e competente, che possa consigliare il piano più adatto alle proprie esigenze e obiettivi.
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