L’Aquila. I giovani medici della Federazione italiana dei medici di medicina generale rispondono alle dichiarazioni diffuse ieri sera dalla Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila, a proposito della battaglia in difesa della tutela dei nuclei per le cure primarie, gli studi medici associati che costituiscono dei veri e propri presìdi medici nel territorio, aperti 12 ore al giorno garantendo assistenza medica, infermieristica e di segreteria, a difesa dei quali è in corso un’occupazione simbolica della direzione sanitaria della Asl 1, in via Saragat.
“In merito alla questione di presunta illegittimità dell’assunzione dei nuovi medici in sostituzione dei colleghi andati in pensione ci chiediamo come mai facendo riferimento a degli accordi regionali, la questione riguardi solo e soltanto la Asl Avezzano-Sulmona-L’Aquila e non le altre aziende sanitarie abruzzesi – scrivono in una nota i giovani medici della Federazione italiana dei medici di medicina generale della provincia dell’Aquila (Fimmg) -; e a proposito di giovani medici, sono due anni che aspettiamo fiduciosi che avvenga il subentro di chi è andato in pensione, fidandoci appunto delle parole e delle promesse dei dirigenti della Asl 1, e ora ci dicono che c’è qualcuno più giovane e più fiducioso di noi che aspetta l’approvazione del nuovo Air: siamo diventati troppo vecchi da poter ambire al subentro, ma non lo siamo ancora abbastanza come i colleghi che invece per anni hanno lavorato nei nuclei?
La Asl parla, nella sua nota, di ‘indennità e di privilegio’ riferendosi alla retribuzione per i medici in subentro: merita un’importante e doverosa sottolineatura il fatto che le indennità percepite servono per coprire le spese per il mantenimento dei nuclei e per il personale che ci lavora, non sono risorse economiche che percepiamo in più in aggiunta al nostro stipendio, e per dimostrare ciò basta rendicontarne la destinazione, come ci sembra naturale e corretto fare. Infine, per quanto riguarda le richieste di subentro per medici che operavano in aree urbane, probabilmente la dirigenza di questa azienda sanitaria dimentica che noi medici rispondiamo e apriamo i nostri ambulatori in base a delle zone carenti che l’azienda sanitaria stessa definisce. La questione non riguarda noi, a cui l’azienda sanitaria rivolge le precisazioni, ma gli assistiti per i quali lavoriamo. Le nostre domande di subentro sono legate ai colleghi andati in pensione che lavoravano in città. Se la maggioranza della popolazione insiste nell’area urbana e i nostri pazienti risiedono in città – concludono i giovani medici della Fimmg -, che senso avrebbe illuderli di poter avere un servizio di medicina sul territorio 12 ore al giorno quando il nucleo per le cure primarie si troverebbe a chilometri di distanza, magari in montagna?”.