Chieti. “Mio marito è morto a luglio 2015. È stato male un anno, ma non sapevamo che cosa avesse. Il referto del mesotelioma è arrivato una settimana prima della sua morte. Tutto è cominciato con uno stato ansioso depressivo, che non riuscivamo a gestire”.
Sono le parole di Antonietta Cicchini, vedova di Luigi Vitullo, operaio morto a 54 anni nel 2015 a causa dell’esposizione professionale all’amianto per oltre un decennio, dal 1976 al 1987, in diverse aziende in provincia di Chieti, motivo per cui la Corte d’Appello dell’Aquila ha condannato quest’anno l’Inps a riconoscere le maggiorazioni amianto e a ricostruire la posizione contributiva del lavoratore. “Dopo mesi di sofferenza, con la tac si è visto un nodulino sotto la costola e poi uno dietro al cuore. Allora mi hanno detto che gli restava poco
tempo di vita, però si pensava a un sarcoma. Poi la paralisi, un lungo intervento, e il coma. A una settimana dalla morte la biopsia ha rivelato che si trattava di una forma tumorale strettamente legata all’amianto, il mesotelioma”. Adesso la comunicazione del riconoscimento della Corte d’appello dell’Aquila chiude il cerchio di un lungo percorso di riconoscimento da parte della giustizia, sulla causa della malattia del 54enne. “Questo risultato non mi darà indietro mio marito, ma almeno quel che è giusto l’abbiamo ottenuto, sperando che la sua vicenda sia utile per la prevenzione di qualcun altro lavoratore”.
Luigi Vitullo muore di mesotelioma a 54 anni, l’Inps condannata in Appello a indennizzare la vedova