Sono numerose le criticità che si frappongono alla messa in opera di un costosissimo ponte di 200 metri tra il Morrone e la Majella che servirebbe solo ad accorciare di qualche minuto gli attuali tempi di percorrenza e che si vorrebbe incautamente dedicare a chi (Celestino V) le montagne abruzzesi le amava davvero. Si tratta peraltro di criticità tali da sconsigliarne la realizzazione, evidenziate nella stessa Relazione Generale che accompagna il progetto. In questo documento vengono infatti diligentemente elencati i vincoli che interessano l’area e che rendono indispensabile acquisire una serie di autorizzazioni, tutt’altro che scontate, dagli enti competenti.
La zona in cui si vorrebbe intervenire è infatti soggetta a vincolo idrogeologico e vincolo archeologico, è tutelata dal Piano Regionale Paesistico (si trova all’interno di aree B1, a trasformabilità mirata, e A1, di conservazione integrale), ricade in pieno nella Zona a Protezione Speciale Parco Nazionale della Maiella ed è contigua al Sito di Interesse Comunitario IT7130031 “Fonte di Papa”. È in tal senso preoccupante il fatto che, nonostante la citata relazione chiarisca come l’area di intervento sia all’interno del Parco Nazionale della Maiella, il Parco stesso non è stato neppure messo a conoscenza dell’iniziativa progettuale avviata dalla Provincia, come risulta da dichiarazioni pubbliche rilasciate dal presidente dell’Ente Arch. Lucio Zazzara. Il rispetto delle procedure di tutela ambientale previste dalla legge, nei tempi prescritti, sarà fondamentale e inevitabile. Una informativa preliminare sarebbe stata quanto meno opportuna.
Questo per quanto riguarda i vincoli ambientali, ma c’è anche altro a sconsigliare l’intervento, sul piano ancor più delicato della sicurezza sia in fase di cantiere che in quella d’esercizio: l’area prevista per l’intervento è prossima a una zona a Pericolosità molto elevata, è soggetta a Pericolosità da scarpata e, soprattutto, è in Zona sismica 1, quella che, come si legge nel sito della Protezione Civile, Presidenza del Consiglio dei Ministri, è la zona più pericolosa, nella quale la probabilità che capiti un forte terremoto è alta.
«Al di là dei risvolti legali, di cui pure ci stiamo occupando, – sottolinea l’avvocato del WWF Francesco Paolo Febbo – desta non poche perplessità anche il fatto che si utilizzi una procedura di manutenzione, sia pure straordinaria, per un’opera che comporta una profonda modifica permanente dello stato dei luoghi in un’area peraltro preziosa per la sua valenza naturalistica e culturale e per giunta estremamente fragile».