Firenze. Sono contrassegnati con i numeri 53069 e 53070. I due plichi che potrebbero contenere materiale utile relativo all’ultimo duplice omicidio del Mostro di Firenze (7-8 settembre 1985, vittime: Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichvili) alla cui apertura si procederà il 30 gennaio prossimo nell’ambito di un’udienza in camera di consiglio presso la Corte d’Assise. Lo riferiscono il Corriere della Sera e la Nazione.
Materiale proveniente dal processo relativo ai delitti dell’omicida che ha insanguinato le campagne toscane dal 1974 (ma forse fin dal 1968) al 1985 che, riesaminato a tanti anni di distanza, potrebbe offrire spunti significativi per l’indagine. Elementi che si auspica possano contribuire alla ricostruzione delle ultime ore di vita di Nadine e Jean Michel e a datarne con esattezza il decesso, dettaglio tutt’ora controverso. È quanto si augurano i legali dei familiari dei giovani uccisi a Scopeti, Vieri Adriani, Gaetano Pacchi e Antonio Mazzeo.
Nei mesi scorsi, gli avvocati avevano proposto istanza per la restituzione di beni appartenuti alle vittime, tra cui una macchina fotografica Nikon, 17 foto in essa contenute, 16 diapositive, un pezzo di pellicola, alcuni appunti.
Oltre ai due plichi già recuperati dall’archivio, la dottoressa Silvia Cipriani, presidente della Corte d’Assise, ha incaricato l’ufficio corpi di reato di ricercare altro materiale potenzialmente utile che, se individuato, verrà a sua volta preso in esame all’udienza del 30 gennaio.
“Non vogliamo lasciare nulla di intentato”, ha dichiarato l’avvocato Adriani al Corriere. “Stiamo cercando elementi utili alla ricostruzione dei fatti e a precisare l’esatta data della morte. In particolare si spera che il ritrovamento delle immagini possa fornire nuovi elementi alle indagini. Nei fotogrammi potrebbero comparire altre persone o si potrebbero vedere luoghi dove sono stati o circostanze di interesse per l’inchiesta.”
“L’udienza del 30 gennaio è il frutto di un lavoro di ‘pressione’ di anni, da parte degli avvocati dei familiari”, commenta ad AbruzzoLive il reporter e documentarista Paolo Cochi, che segue il caso da molti anni. “È incredibile che molta documentazione sia sparita e che alcuni reperti siano irreperibili. Anni e anni di richieste alla Procura di Firenze non hanno prodotto alcuna chiarezza.”
“La vicenda presenta tantissimi buchi, sia al livello investigativo che giudiziario”, continua. “Basti pensare che il Pm Canessa, che dal 1984 prese in mano le indagini e la custodia dei reperti fino al 2019, ha poi continuato a detenere la titolarità delle indagini sui delitti fiorentini, pur essendo stato promosso Procuratore Capo a Pistoia, per poi andare in pensione. Caso unico in Italia!”
“In quarant’anni nessuno ha potuto accedere pienamente al materiale di indagine. Questo è un argomento di riflessione molto significativo. Ora gran parte dei documenti/reperti sono introvabili…”, conclude Cochi.