Roma. Nuova udienza, il 21 dicembre, nell’ambito del processo di appello per l’omicidio di Serena Mollicone, la giovane scomparsa da Arce, nel Frusinate, il primo giugno 2001 e rinvenuta senza vita nel vicino bosco Fonte Cupa, in località Anitrella, il 3 giugno successivo.
Imputati, tutti assolti in primo grado nel luglio 2022, il maresciallo Franco Mottola dei locali Carabinieri, sua moglie Anna Maria e il loro figlio Marco, insieme al vice di Mottola, Vincenzo Quatrale (per istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi) e all’appuntato Francesco Suprano (favoreggiamento).
In aula, la botanica forense del Ris Elena Pilli, uno dei 44 testi citati dalla Procura Generale per la rinnovazione dell’istruttoria dibattimentale.
La dottoressa Pilli aveva effettuato in primo grado l’analisi dei diciotto microframmenti di legno rinvenuti nel nastro adesivo all’epoca utilizzato per avvolgere il naso, la bocca e il collo della vittima e di uno presente nei capelli di Serena.
Dei frammenti sui reperti, sei sarebbero compatibili con il legno della porta dell’alloggio nella caserma dei Carabinieri di Arce (dove, secondo l’assunto accusatorio, la giovane avrebbe trovato la morte), altri sei sono stati definiti “parzialmente compatibili” e sei non lo sarebbero affatto.
Per quanto riguarda la diciannovesima traccia di legno, rinvenuta nei capelli di Serena, secondo la Pilli risulterebbe compatibile solo per l’0,88% con il legno della porta del bagno della caserma che sia la Procura generale ora e sia quella di Cassino in primo grado, ritengono sia l’arma del delitto.
La difesa ha sempre contestato tali valutazioni, considerando che l’esperta sentita abbia definito “parzialmente compatibili e non compatibili” con il legno della porta ben dodici delle diciotto tracce considerate. Secondo l’Ansa, del resto, proprio tali conclusioni sarebbero tra quelle che hanno condotto all’assoluzione degli imputati in primo grado.
Prossime udienze: 24 e 30 gennaio 2024.