Roma. “Serena Mollicone non ha urtato la porta della caserma.” È quanto afferma Giorgio Bolino, il consulente della difesa della famiglia Mottola, nel corso della quarta udienza del processo di secondo grado, dinanzi alla Corte d’Assise d’Appello di Roma, per l’omicidio della giovane di Arce, uccisa nel giugno 2001. “Serena”, prosegue l’esperto, “non ha urtato contro un corpo piatto. Se la ragazza avesse urtato contro la porta avremmo trovato lesioni cutanee e alla mandibola, inoltre le tre fratture che aveva erano composte e invece se si fosse scontrata con la porta la frattura sarebbe stata scomposta.”
La consulente dell’accusa, Cristina Cattaneo, ha però ribadito che, a suo giudizio, il trauma sarebbe del tutto compatibile con una superficie piatta.
Secondo Bolino, inoltre, sul corpo della vittima non vi erano “segni di colluttazione”, né di “afferramento o sollevamento”. Segni che, ad avviso di Cattaneo, non sarebbero stati cercati adeguatamente.
“Mollicone ha subito il colpo finendo a terra e il suo aguzzino l’ha poi soffocata”, questa la ricostruzione dell’iter criminis da parte della difesa. “Il tutto sarebbe avvenuto in 30 minuti.”
Per la morte della 18enne, ricorda il Messaggero, sono imputati Franco Mottola, ex comandante della stazione dei carabinieri di Arce, il figlio Marco e la moglie Anna Maria. Imputati anche i carabinieri Francesco Suprano, per favoreggiamento, e Vincenzo Quatrale, per l’istigazione al suicidio di Santino Tuzi, che si è tolto la vita poco dopo aver riferito agli investigatori dettagli utili a fini di indagine. I cinque imputati sono stati assolti nel luglio 2022 dal tribunale di Cassino.
Asfissia
I consulenti di accusa e difesa sembrano concordare solo su un punto. Serena Mollicone è deceduta per asfissia.
L’ora della morte
Tesi contrapposte in tema di diagnosi di epoca della morte. Per Cattaneo, consulente dell’accusa, Serena è stata uccisa il giorno in cui è scomparsa da casa, il primo giugno 2001. Per Bolino, il giorno dopo, tra le 24 e le 36 ore prima che venisse effettuato l’esame del cadavere, avvenuto il 3 giugno, dopo il ritrovamento nel bosco di Fontecupa.
Circa il lasso di tempo in cui Serena ha perso coscienza dopo il colpo subito: fino a 9/12 ore per l’accusa, 15-30 minuti secondo la difesa.
Valutazioni entomologiche
Sentita, in videocollegamento dall’Australia, anche l’entomologa forense Paola Magni, che ha effettuato le analisi sugli insetti ritrovati sul volto e gli abiti di Serena. “Le larve sono comparse nella notte tra il primo e il 2 giugno, verso l’alba”, ha detto. Le tracce entomologiche rinvenute erano mosche tipiche del luogo e del periodo estivo.
Le conclusioni dei Ris
Nel corso dell’udienza precedente erano stati ascoltati anche i luogotenenti dei carabinieri Vittorio Della Guardia, Ferdinando Scatamacchia e Rosario Casamassima, all’epoca dei fatti in servizio al Ris di Roma. “Serena Mollicone ha urtato la porta della caserma e a supporto di questa teoria c’è il fatto che sia sul nastro sia sul capo della vittima c’erano sia elementi da vernice da caldaia sia una traccia della stessa porta della caserma”, avevano sostenuto.
“Non posso avanzare ulteriori valutazioni”, ha aggiunto Casamassima, “ma le leggi della fisica confermano quello che sto riferendo. Non ci sono dubbi. I frammenti di legno, colla e resina sono stati trovati sia sul nastro che nei capelli.” Nel corso dell’audizione, i carabinieri avevano inoltre rimarcato che “un campione preso dallo sportello della caldaia, prelevato da noi sul balcone di un alloggio della caserma, aveva la stessa composizione del frammento sul nastro adesivo con cui era avvolto il capo di Serena Mollicone. Il campione presentava anche le stesse tracce rosse di ruggine.”