Pescara. La Sala degli Alambicchi dell’Aurum di Pescara farà da sfondo a “C’è spazio per cambiare”, la mostra di opere polimateriche di Silvia Mosca a cura dell’associazione Pontierranti che si svolgerà dal 2 al 5 novembre 2023.
Quattordici i quadri in esposizione, di diverse dimensioni e realizzati negli ultimi due anni, che alternano realizzazioni a olio, acrilico e l’utilizzo anche di materiali diversi nella composizione delle opere, dalla sabbia alla juta, colla, carta. Il vernissage si terrà il 2 novembre alle ore 19, durante l’inaugurazione si svolgerà anche un reading con la poetessa Paola Di Gregorio.
“Ho scelto di raffigurare il tema di uno spazio geografico, astronomico e temporale, perché questo è un momento particolare della mia vita. Una Vita segnata da cambiamenti voluti e indotti, non previsti, non programmabili, e spesso ho creduto non sopportabili, poi come la vita ci ricorda, invece, ritrovi risorse inaspettate e sopporti tutto – così Silvia Mosca – .
Per fortuna Resilienza e cuore, lavorano in me per trovare un equilibrio per non essere sopraffatta dal solo istinto. Ciò che muove “C’è spazio per cambiare” è la consapevolezza che per cambiare c’è spazio e c’è tempo e un’immaginazione che è infinita come l’universo. Se realizzassimo di quanto piccoli siamo rispetto all’universo forse sarebbe più facile capire che restare sulle nostre posizioni spesso è assurdo e irrilevante, che sarebbe meglio sentire l’essenza di questo puntino blu dove viviamo. Se ci ricordassimo che dai pianeti che si scontrano nel caos nascono le stelle saremo meno spaventati”.
Maestra d’arte, consulente familiare, operatore socio sanitario Silvia Mosca ha un talento innato sia per l’arte e sia per l’artigianato, coltivato lungo tutto il corso della sua vita: “Ho voluto rappresentare in questo modo il cambiamento, scegliendo alcune tele con vari stili pittorici e varie tecniche che rispecchiano la mia personalità variopinta, emotiva e insicura, determinata e coraggiosa, sono fatta di ferite che incontrano strati di pelle delicata e strati di pelle indurita – dice l’artista – . Così come potete vedere dalle mie tele: alcune rappresentate a bassorilievo, da tessuti grezzi, colori tra la juta, sabbia, colla dove prevale l’istinto. Altre tele invece più delicate e minuziose nei particolari.
La curiosità artistica, mi ha sempre rappresentato, è dove voglio stare, ma a volte sto per ore e giorni a curare il particolare di un’opera e momenti in cui sento il bisogno immediato di esprimermi con un lavoro interiore e più istintivo fuori di me. Sono portata a sperimentare e mi innamoro di tante tecniche, vado in esplorazione che va oltre il mio titolo di Maestro d’arte.
Questo Dono è con me dalla mia infanzia, mi ricordo ancora oggi la gioia di stare tra i colori. Credo non ci siano tecniche pittoriche o di disegno che io non abbia sperimentato almeno una volta, a seguito di un’emozione di un’infatuazione. Seguo un bisogno intimo prepotente e profondo, che persiste fino a che non mi metto lì a realizzarlo. Mi faccio toccare l’anima e la faccio venire fuori a colpi di pennello”.