Pizzoli. Il comune di Pizzoli, guidato dal sindaco Giovannino Anastasio, in collaborazione con Iasric (Istituto Abruzzese per la Storia della Resistenza) ed altri enti ricorda – con un importante e prezioso convegno, iniziato ieri e che continua oggi, nell’orario 09.30/13 – le figure di due grandi intellettuali: Leone e Natalia Ginzburg che nella ridente cittadina dell’Alto Aterno, a 10 km dall’Aquila, soggiornarono, con i figli al seguito, per lungo tempo.
Verranno, inoltre, ricordate tutte le vittime dei confinamenti dei detenuti politici contrari al regime operati dal governo fascista nell’arco temporale dal 1943 al 1945. Un vecchio detto popolare, saggezza dei popoli, recita: “La peggiore delle democrazie è migliore della più bella delle dittature”. Nulla di più vero: se non c’è espressione del libero pensiero manca l’aria. Questa affermazione è di dominio pubblico.
Ai coniugi Ginzburg è intitolata la bella biblioteca di Pizzoli che conserva una interessante collana di libri che vanno da testi di letteratura, saggistica, storia, appartenuti a Natalia che la famiglia ha donati al comune nello slancio di ricordare i legami profondi con quel territorio e lo spirito antifascista che ad esso li ha accomunati. In particolar modo sabato 30 settembre dalle ore 9.30 alle 13, nella sala di Palazzo Crostarosa corso Sallustio 144, alla presenza dei figli di Leone e Natalia Ginzburg, verranno ricordate le figure dei due scrittori che in Pizzoli soggiornarono in quegli anni, da confinati politici. Tutti sapevano, in zona, ed era noto anche ai capetti locali, che Leone era un antifascista di origini ebraiche cosa intollerabile e pericolosa per la sicurezza dello Stato secondo quei cialtroni che erano in grado di mantenere l’ordine solo con il manganello e non con il confronto ed il rispetto delle idee.
Per di più Leone era un intellettuale. E un antifascista di origini ebraiche. Una combinazione intollerabile durante quel nefasto periodo storico per cui era semplicemente “persona pericolosa per la sicurezza dello Stato”. Per di più, anche sua moglie Natalia era “mezza ebrea”. Il suo nome completo è infatti Natalia Levi Ginzburg: suo padre era Giuseppe Levi, illustre scienziato triestino di origine ebraica, mentre sua madre, Lidia Tanzi, era cattolica. Ma Natalia non è solo la moglie di Leone, è una delle più grandi scrittrici del Novecento che, a causa del comune impegno politico e intellettuale contro il regime fascista, fu costretta al confino. Per Leone, raggiunto poi dalla moglie e dai figli Carlo e Andrea (la più piccola, Alessandra, nacque a L’Aquila), il regime scelse Pizzoli, dove la famiglia Ginzburg passò circa 3 anni, dal 1940 al 1943. Un esilio lontano dai luoghi e dalla gente amica che però la stessa scrittrice, alla morte del marito dopo le atroci torture subite al carcere romano di Regina Coeli, nel suo racconto” Inverno in Abruzzo” definirà come il periodo più bello della sua vita.
Il viaggio in questa storia, per molti aspetti toccante, inizia nella biblioteca di Pizzoli, intitolata proprio a Leone e Natalia Ginzburg, grazie alla instancabile collaborazione di Rita Ceci, presidente dell’associazione Orione, del sindaco Giovannino Anastasio e dell’ex sindaco Giuliano Sciocchetti, attuale segretario dell’Associazione Abruzzese di Roma, a cui si deve l’impegno per l’intitolazione della biblioteca. Particolarmente utile, per il nostro piccolo viaggio, anche il prezioso volume di Ilaria Di Giustilli, presente nella biblioteca, che conta anche una sala di oltre 3mila volumi donati dai figli della famiglia Ginzburg. Molti dei volumi riportano dediche di Natalia Ginsburg e all’interno degli stessi, durante la catalogazione, sono stati rinvenuti appunti, cartoline, pensieri, semplici liste della spesa. Un patrimonio umano e intellettuale di dimensioni incalcolabili, forse ancora sottovalutato da mantenere impellentemente in auge.
La casa dei Ginzburg, all’angolo tra piazza del Municipio e corso Sallustio, di fianco all’attuale biblioteca a loro intitolata, divenne presto familiare agli abitanti di Pizzoli, così come quella “strana coppia” che non esitava a portarsi i figli ancora in tenera età a passeggio tra le vie del paese anche se innevate. In un incontro all’Associazione Abruzzese di Roma Giuliano Siocchetti, all’epoca Sindaco di Pizzoli, mi raccontò che i pizzolani, nel loro spirito di ospitalità comune a tutti noi abruzzesi, compresero il dramma di questa famiglia e si strinsero attorno ad essa, conquistati dalla grande bontà, umanità e intelligenza di Leone e Natalia.