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Omicidio Carol Maltesi, il condannato ammesso alla giustizia riparativa: è il primo caso in Italia

Luca Marrone di Luca Marrone
22 Settembre 2023
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Busto Arsizio. Davide Fontana, condannato in primo grado a 30 anni di reclusione per l’omicidio di Carol Maltesi, potrà accedere al programma di giustizia riparativa introdotto con la Riforma Cartabia. La Corte d’Assise di Busto Arsizio, presieduta da Giuseppe Fazio, ha infatti accolto la richiesta dell’uomo che, nei giorni scorsi, aveva dichiarato in aula di “provare un gran bisogno di riparare alla mia condotta”. Aveva richiesto di poter “seguire programmi e percorsi, qualsiasi cosa sia possibile fare verso i parenti di Carol e anche verso altre associazioni.”

Primo caso in Italia, precisa il Giornale, dopo il rigetto, la scorsa settimana, a Bolzano, di analoga richiesta avanzata da Benno Neumair, il 31enne che, a gennaio 2021, ha ucciso i genitori gettandone i cadaveri nell’Isarco.

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Il delitto

L’omicidio di Carol Maltesi, 26 anni, risale all’11 gennaio 2022. Nella ricostruzione propostane dall’accusa in sede processuale e diffusa dagli organi di stampa, l’uomo avrebbe agito per motivi legati alle scelte della donna: la giovane – con cui aveva avuto una relazione e con cui continuava a collaborare alla realizzazione di materiale hard da diffondere via OnlyFans – gli aveva recentemente confidato l’intenzione di trasferirsi a Verona, per stare più vicino al figlioletto di sei anni, avuto da una precedente relazione.

Mediante un falso profilo OnlyFans, Fontana avrebbe richiesto a Carol (nome d’arte, Charlotte Angie) di filmare una scena “custom bondage”, nella quale lei avrebbe dovuto essere legata a un palo da lap dance, incappucciata e imbavagliata. Fontana l’ha quindi colpita a martellate in testa e sgozzata, ha sezionato il cadavere in diciotto parti, collocandole in un congelatore acquistato su Amazon. Alla fine marzo, ha quindi tentato di bruciare i resti in un barbecue, abbandonandoli in seguito in un dirupo. Per settimane, dal cellulare di Carol, lo stesso ha risposto ai messaggi di parenti e amici, fingendosi lei.

Il programma

L’ammissione al programma di giustizia riparativa non incide sugli esiti giudiziari della vicenda, l’entità della condanna resta dunque immutata. La finalità che persegue è quella di favorire il ripristino del legame tra il condannato e il contesto sociale, che il crimine commesso ha infranto. Il D.Lgs. n. 150/2022 definisce giustizia riparativa “ogni programma che consente alla vittima del reato, alla persona indicata come autore dell’offesa e ad altri soggetti appartenenti alla comunità di partecipare liberamente, in modo consensuale, attivo e volontario, alla risoluzione delle questioni derivanti dal reato, con l’aiuto di un terzo imparziale, adeguatamente formato, denominato mediatore.” L’esito riparatorio può connotarsi in termini simbolici e “quindi consistente in dichiarazioni, scuse formali, impegni comportamentali anche pubblici o rivolti alla società, accordi relativi alla frequentazione di persone o luoghi”, oppure sostanziali, “come il risarcimento del danno, le restituzioni, l’adoperarsi per elidere o attenuare le conseguenze dannose o pericolose del reato o evitare che lo stesso sia portato a conseguenze ulteriori.”

Le motivazioni della decisione

Con riferimento al caso di specie, la Corte d’Assise di Busto Arsizio spiega che l’omicida di Carol Maltesi, reo confesso, “ha manifestato sin dalla fase delle indagini preliminari la seria, spontanea ed effettiva volontà di riparare alle conseguenze del reato, tanto da aver chiesto scusa ai familiari della vittima fin dalla prima udienza dibattimentale.”

“Lo svolgimento di un programma di giustizia riparativa da parte del Fontana”, inoltre, “non comporta alcun pericolo concreto per l’accertamento dei fatti, già giudicati in primo grado, come del resto riconosciuto da tutte le parti”, ritenendo i giudici “che non sussista neppure un pericolo concreto per gli interessati, pur tenuto conto della presenza di un minore di circa sette anni (il bimbo di Carol, ndr).”

Il provvedimento sarà quindi inoltrato al Centro per la Giustizia Riparativa e la Mediazione Penale del Comune di Milano per “la valutazione della fattibilità in concreto di un programma anche con vittima cosiddetta aspecifica, con prevedibile esclusione, in concreto, di un pericolo per le persone offese.”

Le reazioni

In aula, oltre alle parti civili, anche il pm Alberto Lafiandra si era pronunciato contro l’ammissione di Fontana alla giustizia riparativa, “ritenendo che il programma non possa essere ritenuto utile alla risoluzione delle questioni derivanti dal fatto per cui si procede, tenuto conto dell’attuale fase processuale.”

La notizia di un possibile, progressivo reinserimento sociale di Fontana ha suscitato l’indignazione dei familiari di Carol Maltesi. “Sono allibito e sconvolto”, ha dichiarato, al Corriere della Sera, Fabio Maltesi, il papà della giovane vittima.

Profondo disappunto è stato espresso anche dall’ex compagno di Carol, padre del suo bambino: tramite gli avvocati Veronica Villani e Annamaria Rago ha reso noto che “tra noi e l’imputato non ci sarà mai alcun incontro, impossibile perdonarlo dopo tale e tanta crudeltà.”

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