L’Aquila. “I palazzi antichi e vincolati, che prima del terremoto ospitavano a L’Aquila licei e scuole superiori, in base alle nuove normative non possono tornare a farlo, anche se restaurati.
Ma non è corretto dire che nel centro storico non stanno tornando o non torneranno le scuole. Avverrà in misura minore, dove possibile, e secondo me è una scelta politica e urbanistica assennata”.
Così Vincenzo Calvisi, vicepresidente della Provincia dell’Aquila, ente che, oltre della viabilità, si occupa proprio di quota parte dell’edilizia scolastica del capoluogo regionale, in particolare degli edifici che ospitano gli istituti superiori secondari.
Il tema del “non ritorno degli istituti scolastici” è di nuovo salito alla ribalta con la riapertura delle
scuole chiamando in causa l’argomento della trasformazione del cuore della città in mera destinazione turistica,
vocata al tempo libero, alla movida serale, con pochi abitanti residenti, e con abitazioni in prospettiva ad
appannaggio solo dei ricchi.
All’Aquila, di competenza della Provincia sono quattro istituti: i licei del Convitto Cotugno, ora nel quartiere di Pettino, l’istituto Da Vinci-Colecchi a Pineta Signorini, l’istituto “Bafile Muzi”, ovvero il liceo scientifico e artistico, a Colle Sapone, l’Istituto d’Aosta, ovvero le ex industriali, sempre a Colle Sapone, a cui si aggiungono il Conservatorio musicale, nel Musp nei pressi del cimitero e l’Accademia delle belle Arti a Pettino. Scuole frequentate complessivamente da 4mila studenti.
Gli altri edifici scolastici sono invece di competenza del Comune, molti rimpiazzati da strutture provvisorie ancora a 14 anni dal sisma. “Facciamo l’esempio del liceo classico, che ora si trova nel quartiere di Pettino – spiega Calvisi – Prima del terremoto si trovava nel cuore del centro storico nell’aggregato ora in ricostruzione dei Quattro cantoni, tra piazza Palazzo e corso Vittorio Emanuele II.
Pensare di riportarlo dov’era non è una buona idea, a mio giudizio, perché dal punto di vista della sicurezza sismica, degli impianti antincendio, delle vie di fuga, della funzionalità e ampiezza delle aule, è oggettivamente preferibile che il liceo classico resti dov’è, a Pettino.
E in alternativa, dove troviamo 15.000 metri quadrati in centro storico, con tutte le caratteristiche che ho ricordato, per collocare il liceo classico? Pertanto il progetto è ampliare, utilizzando gli spazi dell’ex liceo, la biblioteca, che è ora di competenza regionale, offrendo alla città un polo di studio e un servizio culturale di altissimo livello”.
Per Calvisi, “anche altre vecchie sedi del centro non hanno le palestre, non hanno un sistema di uscita di sicurezza
efficace.
Si pensi all’ex sede del liceo scientifico in via Maiella, poco distante dalla basilica di San Bernardino,
che ancor prima era un convento. Terminata la ricostruzione ospiterà uffici, perché oggettivamente oggi non è
più idonea per tornare a ospitare un istituto scolastico. Un discorso analogo può essere fatto con palazzo
Quinzi, su via Bafile, che negli anni ha ospitato l’istituto tecnico commerciale, il liceo scientifico e ancora il
liceo classico”.
Ma questo, sottolinea Calvisi, non significa che alcune scuole non torneranno in centro. Senza entrare nel merito degli edifici di competenza comunale, il vicepresidente della Provincia ricorda che “entro l’anno ci sarà finalmente l’appalto di demolizione e ricostruzione dell’ex Itas, lungo viale Duca degli Abruzzi, poco distante dal polo umanistico dell’Università, e sarà destinato ad ospitare circa 400 studenti l’istituto per Geometri, che si trova ora a Colle Sapone. Per il sistema del Conservatorio è già prevista la sede della ex Accademia dell’immagine, a Collemaggio, a ridosso del centro storico.
E tornando ai Quattro cantoni, con ogni probabilità nel grande palazzo in costruzione tornerà anche il convitto con il pernottamento degli studenti, a fianco della grande biblioteca regionale, e se possibile anche il Liceo musicale”. A detta di Calvisi il problema delle localizzazioni delle scuole in centro non può prescindere da quello dell’accessibilità stradale e dal numero dei parcheggi.