Pescara. “Legambiente Abruzzo presenta il rapporto ‘Mare Monstrum 2023’ e non a caso lo fa oggi, perché domani ricorre l’anniversario della scomparsa del sindaco di Pollica Angelo Vassallo, morto in un attentato”.
Così, in conferenza stampa, il presidente di Legambiente Abruzzo Giuseppe Di Marco.
Un dossier che a livello nazionale “dice che il 50% del problema è legato alla cementificazione e dunque
all’esistenza di ecomostri. Per questo diventa fondamentale il lavoro dei sindaci, ma soprattutto dei prefetti. In
Abruzzo le problematiche sono varie, per esempio la Regione ha fatto un passo avanti nella gestione del ciclo
dei rifiuti con la crescita dei Comuni ricicloni. Noi però ci aspettiamo che entro il 2024 l’Abruzzo realizzi
quelle opere necessarie e metta in campo le azioni per migliorare la situazione generale”.
Silvia Tauro, componente della direzione regionale di Legambiente, ha aggiunto che “per l’Abruzzo i reati maggiori sono legati al ciclo del cemento e al ciclo dei rifiuti, alla mala depurazione e alla pesca di frodo. La particolarità del dato abruzzese è l’alta incidenza dei reati perché laddove il valore assoluto ci pone a metà classifica rispetto ai valori nazionali, l’incidenza dei reati ci dice invece che l’Abruzzo ha una concentrazione di illegalità diffusa e capillare che lo mette al quarto posto nella classifica, con un’incidenza che l’avvicina pericolosamente a quelle regioni a tradizionale infiltrazione mafiosa.
I reati più diffusi restano quelli legati al ciclo del cemento e quindi abusivismo, cave illegali e occupazione abusiva del demanio marittimo e in questo senso Legambiente propone soprattutto per rispondere al ciclo del cemento, è la possibilità normativa di abbattere le opere abusive mediante ordinanza dei sindaci e laddove non si sia poi provveduto, intervenire mediante i prefetti. E poi arginare il fenomeno dell’abusivismo e dell’occupazione del demanio marittimo sia per la tutela ambientale sia per la fruizione della cittadinanza”.
Classifica illeciti ambientali mare violato: il 48,7% dei reati è stato accertato nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, con la Campania che guida la classifica nazionale con 3.345 reati, pari al 17,1% del totale nazionale, seguita da Puglia (2.492 reati), Sicilia (2.184), Lazio (1.741) e Calabria (1.490 reati).
La Toscana è in sesta posizione come illeciti penali (1.442), ma è al secondo posto dopo la Campania come illeciti amministrativi (4.392), seguita dalla Sicilia (4.198 illeciti e ben 8.712 sanzioni). Per quanto riguarda la classifica delle infrazioni per km di costa, la Basilicata si conferma prima regione come numero di reati e illeciti amministrativi accertati (32,7 ogni km) seguita quest’anno dall’Emilia Romagna con 29,1 infrazioni (era al quarto posto nel 2021), dal Molise (28), dall’Abruzzo (27,8) e dal Veneto, con 24 reati e illeciti amministrativi per ogni chilometro.