Lo afferma Fernando Galletti, presidente dell’Amministrazione separata degli Usi civici (Asbuc) di Paganica e San Gregorio, frazioni del comune dell’Aquila, in riferimento al alla realizzazione del metanodotto Sulmona-Foligno, che interesserà 17 comuni abruzzesi, e con avvio dei lavori previsti a luglio 2024. Un’opera che attraverserà anche 36 ettari di territorio di uso civico a ridosso di Paganica, classificati dal Piano regolatore generale del Comune dell’Aquila come “zona agricola di rispetto montano”.
L’Asbuc, senza ricevere riscontri, nel novembre 2021, aveva inviato alla Snam una diffida contro l’attraversamento, sia per questioni di sicurezza che di impatto ambientale e paesaggistico, e richiamando i principi di inespropriabilità dei beni demaniali civici, cristallizzati nella sentenza della Suprema Corte di Cassazione numero 12570 del 2023.
L’Asbuc ha poi inviato una nota al Comune dell’Aquila, l’ennesima, il 5 luglio scorso, per invitarlo a prendere posizione e ad adottare un “costruttivo apporto procedimentale”, per fermare l’opera. u
Particolarmente devastanti, ricorda Galletti, i danni che il tracciato determinerà “alle pregiate tartufaie appenniniche, in particolare a quelle dell’Aquilano. Solo nel territorio di Paganica l’attraversamento di 36 ettari devasterà antichi boschi di faggi, roverelle, nocciole e querce, queste ultime piantumate proprio per la coltivazione del tartufo, che rappresenta una risorsa determinante per l’economia locale”. s
Danni già quantificati in 42 milioni di euro nel lungo periodo, all’esito di una perizia commissionata dall’Asbuc.
E a chi afferma che l’opera va ritenuta sicura, Galletti ricorda che “questo territorio, come quasi tutto quello attraversato dal metanodotto, è come noto a massimo rischio sismico. E tutti qui a Paganica ricordiamo come la notte del 6 aprile, il terremoto ha tranciato di netto un acquedotto e una conduttura del gas da 16 pollici, che esplose, aprendo una voragine di 20 metri quadrati”
E conclude: “la Snam, oggi come ieri, cerca di radunare le proprietà private minacciando gli espropri, ignorando letteralmente le proprietà collettive, ovvero gli usi civici, veri legittimi proprietari di quei terreni. Questo enorme scempio va fermato, a costo di arrivare a presidi permanenti e pacifici sulle zone interessate dal tracciato, come la valle della Madonna d’Appari, San Pietro, Casalunga e Monte Manicola”.
Lo afferma Fernando Galletti, presidente dell’Amministrazione separata degli Usi civici (Asbuc) di Paganica e San Gregorio, frazioni del comune dell’Aquila, in riferimento al alla realizzazione del metanodotto Sulmona-Foligno, che interesserà 17 comuni abruzzesi, e con avvio dei lavori previsti a luglio 2024. Un’opera che attraverserà anche 36 ettari di territorio di uso civico a ridosso di Paganica, classificati dal Piano regolatore generale del Comune dell’Aquila come “zona agricola di rispetto montano”.
L’Asbuc, senza ricevere riscontri, nel novembre 2021, aveva inviato alla Snam una diffida contro l’attraversamento, sia per questioni di sicurezza che di impatto ambientale e paesaggistico, e richiamando i principi di inespropriabilità dei beni demaniali civici, cristallizzati nella sentenza della Suprema Corte di Cassazione numero 12570 del 2023.
L’Asbuc ha poi inviato una nota al Comune dell’Aquila, l’ennesima, il 5 luglio scorso, per invitarlo a prendere posizione e ad adottare un “costruttivo apporto procedimentale”, per fermare l’opera. u
Particolarmente devastanti, ricorda Galletti, i danni che il tracciato determinerà “alle pregiate tartufaie appenniniche, in particolare a quelle dell’Aquilano. Solo nel territorio di Paganica l’attraversamento di 36 ettari devasterà antichi boschi di faggi, roverelle, nocciole e querce, queste ultime piantumate proprio per la coltivazione del tartufo, che rappresenta una risorsa determinante per l’economia locale”. s
Danni già quantificati in 42 milioni di euro nel lungo periodo, all’esito di una perizia commissionata dall’Asbuc.
E a chi afferma che l’opera va ritenuta sicura, Galletti ricorda che “questo territorio, come quasi tutto quello attraversato dal metanodotto, è come noto a massimo rischio sismico. E tutti qui a Paganica ricordiamo come la notte del 6 aprile, il terremoto ha tranciato di netto un acquedotto e una conduttura del gas da 16 pollici, che esplose, aprendo una voragine di 20 metri quadrati”
E conclude: “la Snam, oggi come ieri, cerca di radunare le proprietà private minacciando gli espropri, ignorando letteralmente le proprietà collettive, ovvero gli usi civici, veri legittimi proprietari di quei terreni. Questo enorme scempio va fermato, a costo di arrivare a presidi permanenti e pacifici sulle zone interessate dal tracciato, come la valle della Madonna d’Appari, San Pietro, Casalunga e Monte Manicola”.