L’Aquila. “Perché Biondi e Marsilio si sono trincerati nel silenzio e perché ci si trincera nel silenzio rispetto all’operato di questo direttore generale?
Evidentemente c’è sia un aspetto politico, in quanto dopo aver defenestrato Roberto Testa questa classe dirigente non può permettersi di ammettere alla città di aver nominato un altro manager che non ha lavorato bene, sia un aspetto giurisprudenziale con il precedente ricorso avviato e vinto dallo stesso Testa.
Non ci interessa speculare se l’indiscrezione apparsa sui media nazionali circa un eventuale nuovo incarico di Ferdinando Romano sia vera oppure no (sebbene registriamo che non ci sono state smentite), ma qualora tale ipotesi dovesse rivelarsi vera non accetteremo la narrazione o la propaganda di una ‘promozione’ del manager Romano per farlo andare via senza imbarazzi. Noi vogliamo le dimissioni e una assunzione di responsabilità politica chiara, visto lo stato in cui versa l’azienda sanitaria locale ridotta ai minimi termini. Inoltre se Romano dovesse effettivamente terminare il proprio incarico a settembre sarebbe la conferma del totale fallimento della gestione ‘firmata’ centrodestra che registrerebbe il secondo addio di un direttore generale nel giro di appena due anni”.
Lo ha detto Stefano Albano, capogruppo del Pd in Consiglio comunale, insieme agli altri rappresentanti del Partito democratico dell’Aquila, il segretario cittadino Nello Avellani, i consiglieri comunali Stefano Palumbo e Stefania Pezzopane, il consigliere regionale Pierpaolo Pietrucci e la responsabile sanità del Pd Eva Fascetti.
Nella conferenza stampa di oggi hanno denunciato specificatamente 5 macro questioni analizzando l’operato di Romano: il grave buco di bilancio dell’Asl n.1, il perdurare della carenza di personale, la gestione sbagliata legata all’emergenza dell’attacco hacker e le conseguenze derivanti, lo stato disastroso dell’ospedale San Salvatore e la medicina territoriale annientata, dopo aver chiesto le dimissioni del manager Ferdinando Romano nel mese di giugno.
Nello Avellani è tornato a puntare l’indice anche contro “la carenza di personale e la presenza di personale precario molto alta e in una percentuale superiore rispetto alle altre Asl d’Abruzzo” ritenendo necessario “rimettere mano alle piante organiche, internalizzare i servizi esterni e il personale assunto mediante agenzie interinali o cooperative, anche mediante l’utilizzo di una società in house”.
“L’azienda sanitaria della provincia dell’Aquila sconta 66 milioni di euro di debiti, un pesante incremento del deficit rispetto all’anno precedente (nel 2021 il debito ammontava a 29 milioni), servizi che continuano a diminuire per quantità e qualità a fronte di un debito di bilancio che aumenta. Infine si registra un pesante delta negativo fra mobilità attiva e passiva”, ha rilevato Stefano Palumbo.
I dati evidenziati dimostrano “una assoluta e progressiva mancanza di attrattività di questo ospedale rispetto agli anni precedenti, caratterizzati da punti di eccellenze diagnostici, chirurgici e clinici, e che negli anni si sono persi a causa della assenza di investimenti sui servizi e attrezzature negli ultimi due anni per risparmi trasversali. La difficoltà nel programmare screening di controllo, e cure di tipo immediato da parte dei cittadini porterà ad un aumento delle malattie croniche, della mortalità e, in fondo, anche dei costi da sostenere all’erario”, ha sostenuto Eva Fascetti.
L’ospedale dell’Aquila, poi, secondo Pierpaolo Pietrucci, “fa registrare liste d’attesa con tempi e lunghezze inaccettabili, strutture obsolete, zero investimenti da parte della Regione e zero prospettive. Questo quadro genera sconforto e rassegnazione nella popolazione, favorendo la sanità privata, per chi può permettersela e uccidendo l’universalità della sanità”.
E ancora, “i nuclei di Cure primarie sono a rischio chiusura, la collocazione della Casa di Comunità è prevista all’interno dell’ospedale, in contrasto con il decreto n.77 che prevede tali strutture sul territorio lontane dagli ospedali per garantire servizi di prossimità al cittadino, c’è una totale mancanza di condivisione delle scelte strategiche col territorio, a cominciare dall’utilizzo dei fondi del Pnrr, e di una strategia in vista dell’istituzione delle Aggregazioni Funzionali Territoriali e delle Unità complesse di cure primarie. Queste sono le questioni in cui è più importante il ruolo del Sindaco perché riguardano il suo ambito di giurisdizione e invece ha dismesso i panni di primo cittadino per fare il portavoce della Asl”, ha affermato Stefania Pezzopane.
A proposito dell’attacco hacker, i dem hanno infine ribadito che “c’è stata una gestione politico amministrativa sbagliata, una comunicazione all’utenza insufficiente ed effettuata con grave ritardo con, ad oggi, dati dell’utenza tutt’ora alla mercè del web e rischio di risarcimenti milionari”.