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Pecorino, l’esperto Odoardi: il primo clone italiano è stato selezionato in Abruzzo

Alessandra Ciciotti di Alessandra Ciciotti
27 Giugno 2023
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L’Aquila. Il Pecorino è storicamente appartenente alle regioni Marche, Abruzzo, Umbria e Lazio e il primo clone italiano del vitigno è stato selezionato in Abruzzo.

Lo spiega Maurizio Odoardi, agronomo, già dipendente dell’Agenzia per i servizi di sviluppo agricolo (Arssa) della Regione Abruzzo, che in una nota inviata a Virtù Quotidiane per “suscitare ulteriore interesse nei bravissimi enologi che lo hanno mirabilmente valorizzato”, si inserisce nel dibattito innescato da Cataldi Madonna proprio su queste pagine.

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“Le informazioni storiche più remote del Pecorino si fanno risalire al tempo di Catone il Censore che lo classificava, insieme con altri vitigni (il Greco di Tufo, il Grechetto e il Pignoletto) nel gruppo delle aminee. In alcuni Bollettini Ampelografici del 1800, il Pecorino era segnalato come ‘un’uva da vino delle Marche, degli Abruzzi, dell’Umbria e del Lazio’. Molto probabilmente il nome è legato all’attività pastorale, infatti erano i pastori a diffonderlo con i loro frequenti spostamenti, per le sue buone caratteristiche nelle aree pedemontane appenniniche”.

“Il Pecorino è stato iscritto con Dm del 25 maggio 1970 nel Catalogo nazionale delle Varietà”, ricorda Odoardi che elenca i principali lavori pubblici svolti sul vitigno nei passati decenni in Abruzzo.

“Negli anni 1985 e 1986 a conoscenza della presenza storica di questo vitigno nell’areale abruzzese, nell’ambito del progetto di ‘selezione clonale e sanitaria dei vitigni regionali’, abbiamo individuato e recuperato il Pecorino in due vigneti impiantati nei primi anni settanta, in agro di Casalbordino (Chieti) e di Torano (Teramo). Successivamente lo abbiamo individuato anche in vigneti più datati nell’entroterra centrale del teramano. Da questi due vigneti è stato selezionato negli anni ‘90 il clone di Pecorino denominato UBA-RA PE 19 (UBA-RA sta per Università di Bari e Regione Abruzzo), primo clone italiano del vitigno, riconosciuto dal Ministero insieme ad altri dieci abruzzesi con proprio decreto (Gazzetta Ufficiale n. 19 del 24 gennaio 2003) e iscritto nel Registro nazionale delle Varietà di Vite. Questo stesso materiale viticolo, ancora standard, è stato impiegato per preparare le barbatelle di Pecorino inserite nei due vigneti sperimentali realizzati in Abruzzo nel 1991/92, in agro di Filetto (Chieti) e Atri (Teramo), nell’ambito del progetto ‘Aggiornamento della Piattaforma Ampelografica viticola italiana’, coordinato dagli Istituti del Ministero Ispervit di Conegliano e per l’Enologia di Asti e con la collaborazione di 17 Regioni. È stato così possibile non soltanto studiarlo ma anche confrontarlo, visto che in questi vigneti sono stati sperimentati anche altri 15 vitigni bianchi e altrettanti a bacca nera”.

“In Abruzzo le attività tecniche sono state condotte a cura dell’Arssa e del C.Ri.V.E.A. per le microvinificazioni. Il vitigno Pecorino è stato inoltre oggetto di importante valutazione come riportato in un articolo pubblicato su Civiltà del Bere nel dicembre 2008, predisposto dal sottoscritto e dal collega tecnico dell’Assam Marche. In questo lavoro abbiamo riassunto un po’ tutte le conoscenze tecniche sul Pecorino, infatti è stato fatto proprio dall’Ispervit per consentire al Ministero dell’Agricoltura di riconoscere l’autoctonia del Pecorino bianco alle regioni Abruzzo e Marche, a conferma dell’origine appenninica nei due ambiti regionali”.

“Le fonti principali della descrizione del vitigno riportata hanno fatto riferimento proprio al nostro clone suddetto e ad altro clone selezionato successivamente a quello abruzzese dall’Ispervit nelle Marche. Le due accessioni, che possono essere definite originarie abruzzese e marchigiana evidenziano alcune diversità nei caratteri morfologici soprattutto del grappolo, e non solo, e unica identità genetica”.

“In particolare negli anni ’90”, ripercorre Odoardi, “le peculiarità viticole ed enologiche del Pecorino sono state ampiamente riconosciute da tutti molto valide, viticoltori, enologi, ricercatori e consumatori e la superficie coltivata è aumentata rapidamente. Da alcune centinaia di ettari di fine anni ’90, in quest’ultima ventina il Pecorino ha superato di molto i 2.000 ettari, di cui oltre 1.600 presenti in Abruzzo. Nei decenni trascorsi, come vitigno autoctono italiano, ha fornito un rilevante contributo a controbilanciare i pregi di alcuni vitigni internazionali e migliorare le caratteristiche soprattutto dei vini trebbiani, sia in Abruzzo che nelle Marche”.

“Il vino Pecorino inoltre, è stato studiato anche per le sue proprietà sensoriali dal panel del Crivea nel 2008/09 che ne ha dimostrato la predisposizione ad elevare le sue qualità con l’invecchiamento anche oltre un decennio”, osserva infine Odoardi.

 

Fonte: Virtù Quotidiane

Tags: uva pecorino
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