Tortoreto. Dopo l’esordio dello scorso anno al Festival Internazionale di Ferrara e all’Auditorium de La Nuvola nella Capitale, il collettivo “Senza giri di boa” ritorna a teatro cinque tappe – aperte gratuitamente al pubblico – per raccontare l’ordinaria resistenza femminile sul lavoro attraverso 10 racconti di vera e quotidiana discriminazione di genere, senza distinzione di età, stato civile, provenienza geografica e ambito occupazionale. Sotto accusa anche il modello produttivo H24.
A ospitare la seconda tappa, nell’ambito della rassegna estiva 2023, il Comune di Tortoreto. Appuntamento il 2 luglio, alle ore 21:00, presso “Piazza Campo della Fiera”.
Nato dall’omonimo libro e dal podcast (rispettivamente editi da Paper First e dal Fatto Quotidiano Extra), “Senza giri di boa” è un racconto corale che scatta la fotografia del modello lavorativo italiano, colmo di contraddizioni e storture, che premia la disponibilità H24, annulla e cancella i diritti e l’importanza del tempo di vita privata. Un modello che certamente riguarda anche gli uomini ma che schiaccia in maniera preponderante le donne. Diretto da Tiziana Foschi e accompagnato dalle musiche originali di Pasquale Filastò, il collettivo di “Senza giri di boa” offre al pubblico spunto per un’alternativa lavorativa e sociale più giusta ed equilibrata.
Nel susseguirsi di questi racconti, ciò che emerge con forza è l’importanza della qualità del lavoro e non la quantità. In quell’esatto istante il tempo libero smette di essere privilegio e si trasforma in diritto. Uomini e donne diventano alleati, hanno lo stesso stipendio a parità di ruoli e titoli di studio, condividono il medesimo carico mentale all’interno delle mura domestiche e hanno uguali diritti e doveri nei confronti dei figli. Figli che, da ostacolo ad aspirazioni e carriera, diventano un valore non solo per chi li mette al mondo ma anche per la comunità stessa.
“Senza giri di boa” nasce sull’onda della protesta sorta a seguito delle parole pronunciate dall’imprenditrice Elisabetta Franchi sul tema donne e lavoro nel mondo della moda. “Faccio una premessa”, dice la stilista, “Io le donne le ho messe ma sono anta, ancora ragazze ma ragazze cresciute. Se dovevano sposarsi si sono già sposate, se dovevano far figli li hanno fatti, se dovevano separarsi hanno fatto anche quello. Diciamo che io le prendo dopo i quattro giri di boa. Sono tranquille e lavorano H24″.
Dopo aver raccolto centinaia di storie e accolto migliaia di adesioni spontanee sui social, venti giornaliste hanno deciso di dare voce a chi finora non ha avuto la forza di reagire.