Roma. Tra maggio e giugno 1983 la Capitale ha registrato una “altissima concentrazione” di ragazze scomparse, con un’età media nel mese di maggio di 15,9 anni e di giugno di 15,6 anni. E ciò, nella stessa zona in cui si sono perse le tracce di Mirella Gregori (7 maggio) ed Emanuela Orlandi (22 giugno).
Dato che emerge da uno studio commissionato dall’avvocato Valter Biscotti ai criminologi Franco Posa, direttore scientifico dell’istituto Neurointelligence, e Jessica Leone, sua collaboratrice.
Il legale, un esperto di cold cases, ha legato il proprio nome, tra l’altro, al processo per l’omicidio di Mino Pecorelli e attualmente si sta interessando al “nuovo corso” delle indagini sui delitti del Mostro di Firenze. In una dichiarazione all’Ansa spiega di essersi “interessato per pura curiosità” alla vicenda di Emanuela Orlandi. Di propria iniziativa ha quindi recuperato un dossier che, nel 1983, la polizia aveva consegnato a Domenico Sica, il primo magistrato a indagare sul caso, chiedendo ai due criminologi di effettuare una analisi dei dati disponibili. Emerge un quadro che sembra meritevole di approfondimento: tra il 1982 e il 1983, 177 persone scomparse, “tutte di sesso femminile”, 39 delle quali a “Roma o dintorni”.
Crime mapping
Dunque, una casistica significativa in un ambito temporale e geografico circoscritto. Nell’area considerata, spiegano i criminologi, sono stati identificati 34 casi legati dai seguenti fattori: età, sesso e luogo. Si trattava di soggetti di sesso femminile con un’età media totale di 15,7 anni.”
Per quanto riguarda, in particolare, Emanuela Orlandi, a una distanza “massimo di circa 2,5 chilometri dal luogo dove è stata vista per l’ultima volta, risultano esserci 6 casi di scomparsa e 15 (compresi i precedenti), a un massimo di cinque chilometri in linea d’aria da Città del Vaticano”, riferiscono Posa e Leone.
Secondo i criminologi, “di particolare rilevanza tecnico scientifica è l’evidenza di 16 scomparse avvenute in un arco temporale compreso tra maggio e giugno 1983”, con età tra 14 e 18 anni.
“Noi riteniamo”, ha commentato l’avvocato Biscotti, “che questo dato merita di essere approfondito da un punto di vista investigativo. Per indagare sulla storia di queste ragazze scomparse e i loro ultimi movimenti, accertare se esista anche il più piccolo elemento che possa essere comune, scandagliare tra tutte le conoscenze relative a queste ragazze ed individuare eventuali conoscenze comuni. Indagare su tutti i luoghi frequentati da queste ragazze ed individuarne eventuali aspetti comuni.”
Il legale annuncia che lo studio verrà inviato al commissario nazionale per le persone scomparse e all’Associazione Nazionale Penelope, da sempre impegnata in tale ambito. “Naturalmente “, conclude Biscotti, “il dossier con la relativa relazione è a disposizione delle famiglie Gregori e Orlandi e della procura della Repubblica di Roma se fosse di interesse. A questo punto è indispensabile l’istituzione della commissione d’inchiesta parlamentare sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e delle altre ragazze.”
Una vecchia inchiesta giornalistica
Uno studio, quello presentato oggi, che fa riemergere uno scenario investigativo prospettatosi proprio a ridosso della scomparsa di Mirella ed Emanuela. È il primo agosto del 1983, per la prima volta una rivista pubblica affiancate le fotografie della Gregori e della Orlandi. È il settimanale Panorama, che propone un’inchiesta intitolata Emanuela e le altre. Il pezzo, firmato da Marilena Bussoletti e Bruno Ruggiero, riporta i dati sulle scomparse registratesi nel territorio italiano, dall’inizio del 1983. Emergono numeri preoccupanti, soprattutto considerata la percentuale delle persone giovani coinvolte. Panorama pubblica anche una mappa, riportando i numeri divisi per regione. La casella bianca indica il numero totale, la nera gli scomparsi minorenni.
Mappa a corredo dell’inchiesta di “Panorama” del 1983Il pezzo prende le mosse dalla vicenda Orlandi e propone tra l’altro un confronto con l’anchorman americano Richard Roth ed un’intervista a Maria Vittoria Arzenton, la mamma di Mirella. Che riferisce di aver ricercato e contattato altre famiglie che si trovavano ad affrontare un analogo dramma.
Singolare il caso di una ragazza delle Marche: a quanto riportato dalla signora Gregori, scomparsa nel nulla, attirata fuori casa – analogamente a quanto accaduto a Mirella – da qualcuno che aveva affermato di essere un compagno di classe della giovane. L’inchiesta evoca lo scenario della tratta delle bianche, della possibile esistenza di un’organizzazione criminale responsabile del rapimento di giovani donne per sfruttamento sessuale o espianto di organi.
E se la spy story fosse un abbaglio?
Come sappiamo, la vicenda Orlandi ha poi assunto i tratti dell’intrigo internazionale, con l’entrata in scena dei presunti sequestratori e con gli appelli di Giovanni Paolo II per la liberazione di Emanuela. Le piste alternative, originariamente prese in considerazione, sono rimaste in ombra.
Il Giornale recupera una dichiarazione dell’allora direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, risalente al 2012, che risulta significativa in tal senso:
“A quel tempo le Autorità vaticane, in base ai messaggi ricevuti che facevano riferimento ad Ali Agca – che, come periodo, coincisero praticamente con l’istruttoria sull’attentato al Papa – condivisero l’opinione prevalente che il sequestro fosse utilizzato da una oscura organizzazione criminale per inviare messaggi od operare pressioni in rapporto alla carcerazione e agli interrogatori dell’attentatore del Papa.”
Alcuni ritengono che tale scenario sia da attribuirsi all’intromissione, nell’inchiesta, di mitomani e depistatori. Chissà che, quarant’anni dopo, lo studio dei due criminologi di cui s’è dato conto non contribuisca al recupero di una pista dismessa ma meritevole di essere compiutamente percorsa.