Teramo. Gli Impianti di risalita di Prati di Tivo, nel versante teramano del Gran Sasso, riattivati sabato mattina, sono stati messi sotto sequestro solo dopo poche ore, nello stupore generale, dalla Guardia di Finanza, su ordine del gip Marco Procaccini
Sull’impianto è in atto una inchiesta giudiziaria sulle autorizzazioni per la manutenzione nel 2022, con cinque indagati, con l’ipotesi di reato di attentato alla sicurezza dei trasporti e falsità ideologica.
Secondo l’accusa, a luglio 2022, il gestore, Marco Finori, avrebbe fatto svolgere lavori di manutenzione agli impianti, prima che fosse nominato il direttore di esercizio.
E sembrerebbe che la data di queste manutenzioni sia stata poi scritta a posteriori, riconducendola ai primi di giorni di agosto quando la nomina era stata fatta.
L’avvocato di Finori, Gianni Falconi, impugnerà al tribunale del Riesame la decisione, per chiedere il dissequestro.
E si sottolinea che le presunte mancate autorizzazioni sono relative al 2022, mentre ci sarebbero tutte, e in regola, quelle del 2023, che hanno consentito la riapertura degli impianti.
La località turistica del Gran Sasso è da anni nella bufera giudiziaria in corso tra il gestore della cabinovia Finori e la proprietà degli impianti, la società Gran Sasso Teramano, in liquidazione, tra cause civili, ricorsi al Tar e denunce penali su chi debba acquisire il controllo definitivo del sistema di risalita della Madonnina.
Il tribunale di Teramo a marzo ha accolto il ricorso di Finori, nominandolo custode per gestire gli impianti, in attesa del pronunciamento sulla regolarità del bando di vendita, anch’esso impugnato. E Finori ha dunque potuto riaprire intanto gli impianti. Poi però è scattato il sequestro, nell’ambito dell’inchiesta sulla manutenzione.
“Una doccia gelata, per gli alberghi, i turisti e i tanti operatori di una delle località più belle d’Italia, ai piedi del Corno Grande e Corno Piccolo. E che poche ora prima avevano festeggiato la riapertura tanto agognata dell’impianto”. Ha scritto il gestore del rifugio Franchetti del Gran Sasso d’Italia, Luca Mazzoleni, in un lungo post su Facebook.