L’Aquila. Il Corso è organizzato dal Dipartimento di Medicina clinica, Sanità pubblica, Scienze della Vita e dell’Ambiente (MeSVA) dell’Ateneo aquilano, dall’Assessorato regionale alla Sanità – Dipartimento salute, dall’Agenzia Sanitaria Regionale oltre che dai servizi Formazione delle 4 ASL e dal Dipartimento Prevenzione dell’Assessorato regionale alla Sanità.
L’ evento formativo si propone di delineare modalità di prevenzione delle situazioni che generano violenza, come gestire l’aggressività e come aumentare la sicurezza stimolando ed indirizzando le aziende sanitarie verso una cultura della disponibilità, dell’accoglienza e della comunicazione all’interno delle proprie strutture al servizio del paziente e del cittadino, identificando fattori di rischio per la sicurezza degli operatori e delineando strategie e programmi aziendali per la messa a punto di misure preventive, organizzative e strutturali infine sollecitando la segnalazione degli episodi e le analisi conseguenti.
Il corso sulla Prevenzione e gestione delle aggressioni al personale sanitario tratta di un fenomeno che risulta essere in crescita e sottostimato su tutto il territorio nazionale. In questi ultimi anni il tema ha assunto una grande rilevanza, accentuata anche da una notevole risonanza mediatica.
Il fenomeno è di tale rilievo da aver richiamato l’attenzione del Legislatore. Nel 2007 il Ministero della Salute ha emanato la “Raccomandazione Ministero della Salute n. 8: Raccomandazione per prevenire gli atti di violenza a danno degli operatori sanitari, novembre 2007” ed inoltre dopo un percorso parlamentare di quasi due anni, il 24 settembre 2020 è entrata in vigore la legge 14 agosto 2020, n. 113, recante “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni”. Con la legge del 14 agosto del 2020 è stata disposta anche l’istituzione presso il Ministero della salute dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie. Nelle Raccomandazioni del Ministero del 2007 emerge che gli eventi di violenza si verificano più frequentemente nei servizi di emergenza-urgenza, nei servizi di continuità assistenziale, nelle strutture psichiatriche ospedaliere e territoriali e nei reparti di geriatria.
I sentimenti che l’operatore può provare nei confronti del paziente aggressivo sono di varia natura: paura, frustrazione, rabbia, insicurezza ma alla base sussiste spesso una condizione di ansia la cui gestione può risultare particolarmente difficile e può innescare dei meccanismi di difesa controproducenti.
Durante il Corso verranno analizzati i fattori di rischio e le cause del fenomeno (fattori di rischio divisi per tipologia: organizzativi, logistici, caratteristiche dell’operatore e caratteristiche del paziente/familiare). I fattori di rischio variano sicuramente da struttura a struttura, dall’ubicazione, dalla dimensione, dal tipo di servizio erogato e dalla tipologia di utenza.
D’altra parte, la prevenzione si esplica principalmente tramite la formazione al personale sanitario e tramite la conoscenza delle Buone Pratiche.
Nell’ambito del Corso si porrà grande attenzione sull’importanza delle Buone Pratiche scelte dall’Osservatorio Nazionale delle buone pratiche per la sicurezza in sanità e della formazione del personale sanitario, sottolineando quanto la formazione e l’informazione, durante l’orario di lavoro, rivesta un carattere strategico fondamentale
Spesso, infatti, il comportamento violento avviene secondo una progressione che, partendo dall’uso di espressioni verbali aggressive, arriva fino a gesti estremi quali l’omicidio. Da qui l’importanza per il personale sanitario, di riconoscere tale progressione per comprendere quanto accada ed interrompere il corso degli eventi.
Durante il Corso saranno descritti i metodi di riconoscimento di segnali di pericolo o di situazioni che possano condurre a episodi di violenza, le strategie comportamentali e le tecniche di gestione del conflitto (de-escalation della violenza, psicologia della comunicazione e dell’aggressione con tecniche di ascolto e di risposta) anche nel tentativo di codificare le procedure da mettere in atto in una situazione di potenziale rischio di aggressione.