Chieti. Con una ordinanza firmata ieri il sindaco di Chieti Diego Ferrara ha imposto la chiusura di due plessi scolastici: la Vicentini-Della Porta in via Don Minzoni e la Corradi in via Arenazze, entrambe sul versante nord della collina, lo stesso già interessato nei giorni scorsi da altri sgomberi forzati e, in tempi recenti, addirittura dalla demolizione di due condomini a rischio crollo.
I provvedimenti, che lo stesso sindaco ha definito “inevitabili”, nascono da una nota della protezione civile regionale che parla di “stato deformativo dei luoghi tale da destare elevata preoccupazione”, per la Corradi perché situata su un’area in movimento, per la Vicentini-Della Porta “per il pericolo incombente di crollo di fabbricati adiacenti”.
A parte l’auspicio che siano già stati o che vengano comunque subito assunti adeguati provvedimenti a tutela anche di chi abita in questi edifici in pericolo incombente di crollo, il problema è sempre lo stesso: la collina su cui sorge la parte alta del capoluogo teatino è stata sovraccaricata di cemento, soprattutto nella seconda metà del secolo scorso, benché se ne conoscesse già allora la fragilità, e oggi se ne pagano le conseguenze, accelerate e aggravate dai cambiamenti climatici con i conseguenti sempre più frequenti fenomeni metereologici estremi. Nonostante questo la follia edificatoria, che continua a minimizzare le situazioni di pericolo pur di costruire, non si è arrestata e ai danni del passato se ne aggiungono ogni giorno di nuovi.
«La Giunta e il Consiglio comunale di Chieti, come tutti gli altri in analoghe condizioni, – sottolinea la presidente del WWF Chieti-Pescara Nicoletta Di Francesco – devono farsi carico di fermare qualsiasi progetto per la realizzazione di edifici e strutture in zone ad alta pericolosità o che possano incidere negativamente a valle o a monte. Finora, purtroppo, non è accaduto e le conseguenze sono ormai sotto gli occhi di tutti.
Appena qualche giorno fa, insieme a Confcommercio, Confesercenti e CNA, nell’occuparci di un altro aspetto dello stesso problema, le costruzioni nelle aree di esondazione naturale del fiume Pescara, avevamo sottolineato come in Italia su 302.068 km2 di territorio il 18,4% (55.609 km2), quasi un quinto, è mappato da ISPRA nelle classi a maggiore pericolosità per frane e alluvioni. L’unica soluzione per evitare futuri possibili disastri è quello di prevenirli, impedendo una volta per tutte che si possa costruire nelle pendici collinari a rischio frana e a ridosso dei fiumi.
La Regione dovrà fare la sua parte in tal senso ma intanto i Comuni hanno già strumenti per impedire ulteriori anni. Se per gli errori del passato è ormai difficile individuare e punire i colpevoli, oggi non ci sono più scuse».