Pescara. La conferenza di una settimana fa sulla paventata vendita dello storico palazzo della Camera di Commercio in Via Conte di Ruvo e del Pala Becci ha prodotto un primo risultato: informare i cittadini del piano della Giunta Camerale ed avviare il dibattito.
Rispettiamo il lavoro della Camera di Commercio e ringraziamo il Presidente Strever per i toni garbati con cui ha inteso illustrare gli obblighi di legge e la posizione della Camera di Commercio, ma le sue dichiarazioni – riportate a dire il vero con qualche asimmetria dai vari organi di stampa -, secondo cui ad oggi non ci sarebbe alcuna disposizione definitiva, cozzano con la delibera della Giunta camerale n. 9 del 31 gennaio 2023, che denota inequivocabilmente una decisione già presa.
Leggiamo nella stessa: «…ritenendo l’ipotesi n. 2 dello stesso piano la più rispondente alle esigenze dell’ente e conforme al D.M. istitutivo 25/9/2015, con la demolizione e la ricostruzione della palazzina uffici del complesso “Foro Boario” di Chieti Scalo, gli interventi di adeguamento statico e miglioramento sismico dei padiglioni “B” e “C” presenti nello stesso complesso, il mantenimento dei locali adibiti a Registro delle Imprese di Pescara, via Conte di Ruvo, 14/16, degli uffici di Via Conte di Ruvo 18-20-22, della sala televisiva e della sala Master e con conseguente messa a reddito o alienazione dei restanti immobili descritti nel piano».
Stando a quanto ci risulta, il prossimo 16 maggio, alle ore 15, è in programma una nuova riunione della Giunta Camerale, avente come primo punto all’ordine del giorno proprio la nostra posizione sulla dismissione degli immobili in questione. Da quel consesso attendiamo questa volta rassicurazioni formali e concrete, in caso contrario chiederemo la convocazione di un Consiglio comunale straordinario per discutere del tema con la città.
Non possiamo oggi non rilevare come, tra tutti gli interventi, sia mancato quello del Sindaco di Pescara, rimasto stranamente e colpevolmente in silenzio sulla questione. Abbiamo trovato invece più che apprezzabile e ben argomentata la proposta alternativa, pervenuta da alcuni membri di precedenti Giunte Camerali (Ardizzi, Di Carlo e altri), di vendere la sede del Foro Boario a Chieti scalo. Ma in ogni caso non ci diremo contrari ad altre scelte che l’attuale governance dell’ente camerale vorrà assumere, purché si tutelino la sede di Via Conte di Ruvo e il Pala Becci, garantendo la permanenza della sede secondaria a Pescara (prevista dal decreto del MISE), che è cosa ben diversa dalla permanenza di un paio di sportelli.
In questi giorni abbiamo letto e ascoltato indirizzi che ci sembrano un po’ contraddittori.
- Malgrado il Presidente Strever sostenga come questo avviso vada letto come una semplice ricognizione del mercato immobiliare, la deliberazione del 31 gennaio non lascia adito a molti dubbi, esplicitando come “sarà effettuata la messa a reddito o alienazione“ degli immobili in questione. Anche perché risulta evidente come le due sedi storiche di Pescara e Chieti, così come il Pala Becci – un vero fiore all’occhiello della città adriatica proprio in virtù del lavoro della Camera di Commercio -, garantiscano maggiore appetibilità sul mercato rispetto alla sede inagibile del Foro Boario di Chieti Scalo.
- Abbiamo letto sulla stampa che il piano di razionalizzazione sarebbe stato imposto dal Mef al termine di una visita ispettiva risalente alla scorsa estate. Il Ministero avrebbe preteso la messa a reddito degli immobili inutilizzati a seguito della fusione. La domanda che ci poniamo è: se la sede del Foro Boario non viene usata poiché inagibile, perché vendere il palazzo di Pescara e il Pala Becci, che invece vengono adoperati quotidianamente? Ci sembra una scelta in direzione contraria rispetto alle richieste del Mef.
- Nel medesimo articolo di stampa, il Presidente prova a rassicurare spiegando come ci sia “invece, l’intenzione di affittare e non vendere le sedi di Pescara e Chieti”. E ancora: “Non affitterei mai né venderei il Pala Becci”. Sotto questo aspetto, innanzitutto occorre sottolineare che anche l’affitto della sede storica comporterebbe un depauperamento della sede pescarese, che accuserebbe senz’altro la perdita di tutta la governance camerale, ogni dirigenza, l’Azienda speciale, oltre al trasferimento di gran parte dei dipendenti e dei relativi servizi cui sono assegnati. Va aggiunto, inoltre, che quanto detto dal Presidente diverge dagli atti adottati dalla Giunta Camerale, il cui piano di razionalizzazione è pienamente operativo e vigente e, da questo punto di vista, definitivo, e comprende anche l’alienazione del Pala Becci.
- In una dichiarazione dello stesso giorno, apparsa su un altro quotidiano, il Presidente Strever ha spiegato invece che “anche per il Pala Becci ci sarà un’esplorazione per una sua messa a reddito”. Affermazione in questo caso coincidente con gli atti Camerali, ma contraria a quanto riportato sull’altro quotidiano. A questo punto ci chiediamo: quale delle due rappresenta l’orientamento della Camera di Commercio? Attendiamo una formalizzazione che ci auguriamo possa avvenire nella giunta camerale fissata per il 16 maggio.
Volendo tracciare un quadro carte alle mano, abbiamo quindi ancora ragione di temere per la vendita delle sedi pescaresi della Camera di Commercio, con il contentino di qualche servizio per l’utenza lasciato in via Conte di Ruvo, che come abbiamo già avuto modo di dire non possono integrare la sede secondaria espressamente prevista nella delibera del MISE a seguito della fusione delle due Camere di Commercio.
Chiediamo dunque alla Giunta Camerale, che ci risulta essere in prorogatio, di non proseguire nel piano di razionalizzazione corrente, che prevede, per Pescara, il semplice “mantenimento di un presidio per i servizi all’utenza”, trasferendo a Chieti Scalo “la quasi totalità del personale della Camera” e la totalità degli uffici e dei servizi, nonché delle dirigenze e della stessa governance, oltre che dell’Azienda Speciale.
Confidiamo che il Presidente Strever e la Giunta Camerale, in virtù dell’intelligenza e la lungimiranza che li contraddistingue, possano tornare sui loro passi mettendo in vendita l’edificio del Foro Boario, paradossalmente il più recente edificio di proprietà della Camera di Commercio (escluso il Pala Becci), ma l’unico inagibile.
Aggiungiamo che la famosa relazione del MEF del 2022, citata da più parti, a noi risulta non pubblicata. Non l’abbiamo infatti rinvenuta tra gli atti pubblicati dalla Camera di Commercio nella sezione trasparenza. Sarebbe il caso di portarla a conoscenza della città, e siamo pronti a richiederla nel caso dovesse rendersi necessario il Consiglio comunale straordinario.
«Noi crediamo fermamente che Pescara debba conservare la sede della Camera di Commercio» afferma Piero Giampietro. «A questo proposito vogliamo lanciare un’altra proposta: perché non svincolare l’ex Cofa dal progetto Eassitech condiviso con l’ateneo e realizzarlo al Foro Boario di Chieti Scalo?». Anche perché, come sostiene Francesco Pagnanelli, «Pescara già conta enormi difficoltà nel recupero degli spazi abbandonati, guardiamo ad esempio all’ex Fea, alla casa di riposo di via Arapietra la cui asta ieri è andata di nuovo deserta. Così rischiamo soltanto di aggiungerne di nuovi e di perdere un luogo come il Pala Becci, l’unico in città in grado di ospitare fiere e convegni di caratura nazionale». Sulla salvaguardia del palazzo storico in via Conte di Ruvo si sofferma invece Marco Presutti: «La questione tocca nel profondo l’identità pescarese, in quanto l’edificio della Camera di Commercio venne progettato specularmente a Palazzo di Città al fine di segnalare la presenza delle istituzioni sull’altra sponda del fiume, la sua dismissione comprometterebbe l’originario disegno armonico della città».