Pescara. Più credito alle imprese, grazie soprattutto ai meccanismi generati dalle misure decise per fronteggiare l’emergenza Covid, ma non a quelle piccole: individuali, o con meno di venti addetti che siano, loro sono rimaste ai margini. E’ il bilancio tracciato dallo studio realizzato per la CNA Abruzzo da Aldo Ronci, relativo all’andamento dei prestiti nel corso del 2022: report annuale che mostra un crescente squilibrio nella concessione di crediti da parte del sistema bancario, a tutto e solo svantaggio delle aziende di minori dimensioni: «Negli ultimi anni – spiega il curatore illustrando i criteri posti a base dell’indagine realizzata su dati di Bankitalia – gli impieghi bancari sono stati fortemente influenzati dalle cospicue operazioni di cessione dei crediti in sofferenza: per questo l’analisi tiene conto solo dei cosiddetti “impieghi vivi”, cioè i finanziamenti concessi al netto delle sofferenze».
Ma a soffrire, questo è il punto fuori al di fuori dei freddi termini bancari e numeri alla mano, sono le piccole imprese. Perché se gli incrementi dei prestiti alle grandi e medie imprese sono stati in Abruzzo notevoli (+337 milioni di euro), all’opposto si verifica una consistente contrazione (‐107 milioni) a danno delle più piccole. E questo, come si diceva, in una regione che vanta invece nel 2022 un andamento complessivo degli impieghi alle imprese e alle famiglie consumatrici positivo, migliore di quello medio italiano, con un incremento di 484 milioni e una variazione del 2,55% contro lo 0,90% nazionale.
Il contrasto tra i dati si coglie ancora meglio se si osservano le percentuali medie: i 107 milioni in meno concessi alle piccole imprese in Abruzzo rappresentano una variazione del -4,63% rispetto all’anno precedente, contro una media italiana che seppur negativa è però più contenuta: -4,31%. E si nota ancora di più se si mettono invece a confronto i dati sui prestiti concessi alle imprese medio-grandi: Abruzzo sugli scudi con un incremento del 4,42%, in netta controtendenza nei confronti di una media Italia attestata sul -0,86%.
Sul piano territoriale, ovviamente, nessuna delle province abruzzesi è scampata alla falcidia dei tagli operati sul credito alle piccole e micro imprese: è andata peggio a Chieti (‐33), mentre L’Aquila e Teramo registrano i tagli minori (‐22). A livello settoriale gli incrementi sono stati di 14 milioni nell’agricoltura (metà dei quali nell’Aquilano), di 12 nelle costruzioni e 32 nei servizi. Singolare l’andamento nel mondo delle costruzioni, dove si assiste a un andamento del credito con un effetto “montagne russe”: perché se le province di Teramo e dell’Aquila possono sorridere (con incrementi rispettivi di 38 e 20 milioni), e Pescara si trova a fare i conti con una “crescita zero”, Chieti vede una caduta rovinosa di ‐45 milioni.
«I dati sulla carenza di credito in Abruzzo al mondo delle piccole e micro imprese evidenziano la necessità di mettere in campo, in un momento di emergenza, interventi straordinari». Lo dice Graziano Di Costanzo, direttore della CNA Abruzzo, commentando i dati contenuti nella ricerca redatta da Aldo Ronci sull’andamento dei prestiti bancari al mondo delle imprese nel corso del 2022. «E’ positivo il fatto che proprio nel giorno in cui sono stati diffusi questi dati, la Regione abbia finalmente sbloccato i 5 milioni di fondi concessi attraverso la legge numero 9 del 2021, per la parte relativa al piccolo prestito: si tratta tuttavia di una misura che vista la sua entità – i finanziamenti vanno da 10 a 15mila euro – è in grado di soddisfare le richieste di una platea ristretta: parliamo di non più di 400 imprese, e oltretutto per importi molto limitati».
A detta di Di Costanzo, deve invece trovare rapido sblocco – come peraltro richiesto a gran voce dall’insieme del mondo associativo delle imprese abruzzesi nei mesi passati – una seconda misura, anche quella prevista dalla stessa legge, sin qui rimasta inspiegabilmente nel cassetto: «Parlo della misura che favorisce, attraverso il ruolo dei confidi, l’accesso al credito bancario garantito da parte delle imprese: in un periodo come questo, caratterizzato da una paurosa impennata dei tassi di interessi, oggi attestati addirittura intorno all’8% medio, ciò rappresenterebbe una boccata d’ossigeno enorme». Una misura, ecco il secondo aspetto fondamentale, che darebbe possibile ristoro a una platea assai più larga di quella che il piccolo prestito riesce a soddisfare: «Con un eventuale finanziamento di altri 5 milioni, considerato che la dotazione complessiva della legge è di 10, visti i meccanismi di erogazione di questa seconda misura, che attraverso un voucher per le sole imprese del valore del 7% del finanziamento abbatte i costi della garanzia e una parte dei costi degli interessi, si arriverebbe a finanziare una platea di oltre 2mila imprese. Ma con un prestito medio attestato su circa 30mila euro e una massa complessiva di risorse generate vicina a 70 milioni di euro. No, davvero non c’è altro tempo da perdere».