Roma. “Il promotore di giustizia Diddi, insieme al professor Gianluca Perone, promotore applicato, ha ricevuto l’avvocato Laura Sgrò, come da lei ripetutamente e pubblicamente richiesto, anche per fornire quegli elementi, relativi alla provenienza di alcune informazioni in suo possesso, attesi dopo le dichiarazioni fornite da Pietro Orlandi.” È quanto riporta, in queste ore, Vatican News, citando una dichiarazione del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni. “L’avvocato Sgrò”, prosegue la nota, “si è avvalsa del segreto professionale.”
Spiega ancora Vatican News: “Il Promotore di Giustizia nei giorni scorsi aveva assicurato di voler andare fino in fondo e di indagare ogni pista possibile per cercare la verità su Emanuela, avendo ricevuto per questo un mandato dal Papa e dal segretario di Stato. Come ha raccontato lo stesso Pietro Orlandi in trasmissione, durante la sua lunga testimonianza resa l’11 aprile, aveva fatto presente al magistrato inquirente le accuse contenute nell’audio dell’esponente della Banda della Magliana e anche sulle voci che a suo dire circolavano in Vaticano sulle presunte abitudini di Giovanni Paolo II.”
“Richiesto di fornire informazioni che consentissero di portare avanti l’indagine riferendo da chi avesse appreso queste informazioni”, si legge nel comunicato, “Orlandi non ha indicato nomi. Ci aspettava dunque che questi li potesse fornire l’avvocato Sgrò, anch’essa convocata sulla base delle sue ripetute richieste al termine dell’audizione di Pietro Orlandi. Oggi però il legale, inaspettatamente e sorprendentemente, ha preferito opporre il segreto professionale decidendo così di non collaborare con le indagini dopo che più volte e pubblicamente, negli scorsi mesi, aveva chiesto di poter essere ascoltata. Ci si attendeva che lo facesse l’avvocato, che nei mesi scorsi aveva più volte lamentato di non essere stata ancora convocata: ma ha sorprendentemente scelto di opporre il segreto professionale.”
Il commento del promotore di giustizia
Non è mancata, in tal senso, una dichiarazione del promotore di giustizia Alessandro Diddi: “Questo atteggiamento è una grande battuta di arresto sul mandato del Papa di ricercare a 360 gradi la verità”, ha detto a Adnkronos. “Se è segreto professionale o meno lo stabiliremo, ci sono verifiche che andranno fatte. Per il momento prendo atto che è una grande battuta d’arresto su quello che per anni la famiglia Orlandi ha chiesto di fare.”
“Io dico solo che non si gioca con la figura e la memoria di un santo”, prosegue Diddi, “certe accuse sono gravi due volte perché non dimostrate e perché rilanciate mediaticamente, e dunque vanno chiarite subito, senza se e senza ma. Cosa che Sgrò ha preferito non fare. Ecco perché per noi sentire l’avvocato della famiglia Orlandi che ripetutamente aveva chiesto di incontrare il promotore di giustizia, ovvero il sottoscritto, era importante. Pietro Orlandi ha parlato per ben otto ore, ed è stato importante sentirlo per chiarire moltissime cose. Proprio per amore di verità, per quella verità che tutti giustamente invocano, era fondamentale sentire anche il suo avvocato che ha invece preferito ‘avvalersi’. Non ha senso, io proprio non lo capisco.”
La replica dell’avvocata Sgrò
“Ho appreso oggi da dichiarazioni che sarebbero state circolare dalla Sala Stampa Vaticana e da articoli pubblicati da Vatican News anche attraverso social network, quanto segue: ‘Accuse a Wojtyla. Pietro Orlandi e l’Avvocato Sgrò si rifiutano di fare i nomi’. Tale affermazione non corrisponde al vero. Intendo a riguardo che sia fatta piena luce.” È quanto si legge in una nota diffusa dall’avvocata Laura Sgrò e condivisa sul profilo Facebook di Pietro Orlandi. “Il mio assistito, signor Pietro Orlandi, è stato ascoltato per ben otto ore l’11 aprile scorso, dal promotore di giustizia, professor Alessandro Diddi, al quale ha presentato una corposa memoria corredata da un elenco di ventotto persone, chiedendo motivatamente che siano presto ascoltate. Il signor Pietro Orlandi, inoltre, si è reso pienamente disponibile a fornire ogni altro chiarimento a richiesta dello stesso promotore di giustizia.”
“Per quanto mi riguarda”, prosegue Sgrò, “questa mattina sono stata convocata dal promotore di giustizia, dal quale mi sono prontamente recata. Il promotore mi ha mostrato una mia istanza dell’11 gennaio scorso, nella quale Pietro Orlandi e io, in qualità di avvocato della famiglia Orlandi, chiedevamo un incontro per presentare le prove in nostro possesso. Ho chiarito, come era già chiaro, al promotore che evidentemente la persona che doveva essere ascoltata era il solo Pietro Orlandi e che questo era già avvenuto qualche giorni fa.”
Per quanto riguarda la sua audizione in qualità di persona informata sui fatti, chiarisce l’avvocata Sgrò che “essa è evidentemente incompatibile con la mia posizione di difensore della famiglia Orlandi e dell’attività in favore della ricerca di Emanuela che sto svolgendo.”
“Appena uscita dal Vaticano”, si legge ancora nella nota di Sgrò, “le agenzie di stampa hanno cominciato a chiamarmi perché, ad avviso di Vatican News, io mi sarei rifiutata di fare al promotore di giustizia i nomi in relazione alle presunte accuse a Wojtyla. Debbo contestare – con fermezza – quanto detto e scritto. Così come avevo già proceduto tante volte, la mia richiesta dell’11 gennaio era riferita all’audizione del solo Pietro Orlandi. Dopo questa istanza, il signor Pietro Orlandi è stato finalmente sentito – per la prima volta! – solo lo scorso 11 aprile e naturalmente resta disponibile, così come da quaranta anni, a conferire con il promotore di giustizia tutte le volte che questi vorrà.
Il segreto professionale
Per quanto riguarda il segreto professionale, violarlo – precisa – “vuol dire non consentire a un difensore di mantenere la propria posizione differenziata, vuol dire alterare i propri rapporti, la propria credibilità, la propria libertà di azione, intralciando il diritto alle proprie autonome indagini. La violazione del segreto professionale impedisce all’avvocato di svolgere liberamente il proprio lavoro. Il segreto professionale è quindi il baluardo della verità stessa e attaccarlo significa volere impedire a un avvocato di potere apportare il proprio contributo alla verità. Quanto leggo è una pressione su di me a violare la deontologia professionale, cui sono tenuta e a cui non intendo, in alcun modo, derogare. Attaccare il segreto professionale è attaccare la libertà e la ricerca indipendente della verità. Tale attacco è ciò che avete fatto oggi.”
Riguardo alle presunte accuse di pedofilia nei confronti di Papa Wojtyla, di cui si è parlato insistentemente, l’avvocato aggiunge: “Pietro Orlandi non ha mai accusato di nulla Sua Santità Giovanni Paolo II e nessuna persona che io rappresento lo ha mai fatto. Ha chiesto approfondimenti sui fatti a lui riferiti. Tutti i miei assistiti, invece, chiedono, da quaranta lunghi anni, giustizia e verità per la loro amata Emanuela.”
“Il mio invito, pertanto”, conclude, “è quello di ricondurci tutti alle parole di Sua Santità Papa Francesco, a quella leale collaborazione cui mi invitò, oramai quasi un anno e mezzo fa, Sua Santità stessa.”
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