Roma. Com’era prevedibile, le dichiarazioni su Giovanni Paolo II rilasciate l’altra sera da Pietro Orlandi alla trasmissione DiMartedì continuano ad avere risonanza. Il cardinale Stanisław Dziwisz, già segretario di Karol Wojtyla è intervenuto in sua difesa, definendole “ignobili insinuazioni” e auspicando che la verità sulla “angosciante vicenda” della giovane cittadina vaticana scomparsa a Roma il 22 giugno del 1983 “finalmente emerga dal gorgo dei depistaggi, delle mitomanie e degli sciacallaggi.”
Come sappiamo, il nome di Wojtyla, pontefice all’epoca della scomparsa di Emanuela, viene citato in una registrazione che Pietro Orlandi ha consegnato al promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi, nel corso di un colloquio tenutosi martedì scorso e durato oltre otto ore. L’audio raccoglie le asserzioni di un uomo vicino alla banda della Magliana, che riferiva di presunte abitudini sessuali del pontefice. Questa, riportata in un articolo di Domani dell’11 gennaio 2023 e recentemente ripresa da Fanpage, è la dichiarazione dell’uomo:
“Wojtyla pure insieme se le portava a letto, se le portava, non so dove se le portava, all’interno del Vaticano. Quando è diventata una cosa che ormai era diventata una schifezza, il segretario di Stato ha deciso di intervenire. Ma non dicendo a Wojtyla ora le tolgo da mezzo. Si è rivolto a chi? Lui essendo esperto del carcere perché faceva il cappellano al riformatorio, si è rivolto ai cappellani del carcere. Uno era calabrese, un altro un furbacchione. Un certo Luigi, un certo padre Pietro: non hanno fatto altro che chiamare De Pedis e gli hanno detto sta succedendo questo, ci puoi dare una mano? Punto. Il resto so’ tutte caz*ate.”
Ospite a DiMartedì, il fratello di Emanuela aveva commentato l’audio, dichiarando di aver saputo dalla stessa fonte che “Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case.”
Il segretario particolare del pontefice polacco – di cui peraltro il fratello della scomparsa ha chiesto l’audizione, insieme ad altri prelati e all’ex comandante della gendarmeria vaticana, nella memoria depositata presso l’ufficio del promotore di giustizia – si è quindi scagliato contro le “avventatissime affermazioni – ma sarebbe più esatto subito dire ignobili insinuazioni – profferite dal signor Pietro Orlandi sul conto del Pontefice San Giovanni Paolo II, in connessione all’amara e penosa vicenda della sorella Emanuela.”
“È appena il caso di dire che suddette insinuazioni, che si vorrebbero all’origine scaturite da inafferrabili ambienti della malavita romana, a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità sono in realtà accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali”, si legge ancora nel comunicato diffuso dal cardinale Dziwisz. “Un crimine gigantesco è ciò che è stato fatto a Emanuela e alla sua famiglia”, ma “criminale è lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale.”
“Come segretario particolare del Papa Giovanni Paolo II posso testimoniare, senza il timore di smentite, che fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perché essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimità, aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela”, prosegue il porporato, dicendosi certo del fatto che l’Italia “saprà con il suo sistema giuridico vigilare sul diritto alla buona fama di Chi oggi non c’è più, ma che dall’alto veglia e intercede.”
“Spiace che alcune persone abbiano estrapolato qualche frase manipolando il quadro complessivo delle sue dichiarazioni”, sono le parole della legale di Pietro Orlandi, l’avvocata Laura Sgrò, che risponde a Dziwisz, pur senza menzionarlo direttamente. “Spiace, altrettanto, che tra coloro che lo accusano a mezzo stampa di ledere la memoria di chi non c’è più, vi sia anche chi, contattato negli anni numerose volte, si sia sempre sottratto a un confronto autentico e sincero con lui.”
Sgrò afferma che, nelle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi, Pietro Orlandi non avrebbe inteso accusare nessuno e ha anzi accolto con favore il fatto che il papa abbia accordato al Promotore di Giustizia la massima libertà di azione nel condurre le indagini sul caso. “Pietro Orlandi ha ritenuto, accogliendo l’invito del Santo Padre di volere fare piena luce sulla vicenda, di condividere con gli inquirenti tutte le informazioni in suo possesso. Tutte, nessuna esclusa. In quest’ottica ha messo a disposizione del Promotore di Giustizia quanto di sua conoscenza, anche i fatti più scomodi, appresi nel corso degli anni, lasciando ovviamente agli inquirenti le valutazioni e gli approfondimenti necessari per verificarne la fondatezza. La ricerca della verità è un atto di coraggio e il Santo Padre ha manifestato di voler percorrere con forza questa strada. L’augurio è che questo atto straordinario, ma doveroso, non appartenga solo a Sua Santità”, conclude Sgrò.
Scomparsa di Emanuela Orlandi, si riparla dell’audio shock su Papa Wojtyla