L’Aquila. A seguito del deposito dell’atto di impugnazione avverso la sentenza emessa dal giudice per le indagini preliminari dell’Aquila a carico di uno degli imputati nigeriani considerato il vice capo dell’associazione nigeriana Black-Axe, condannato a 12 anni e 6 mesi di reclusione a seguito di rito abbreviato, è stata fissata al 7 aprile l’udienza di discussione davanti la Corte di Appello penale dell’Aquila.
L’appello è stato proposto da tutti gli imputati che nel giudizio di primo grado avevano optato per il rito abbreviato. All’udienza, ormai prossima, saranno discusse le motivazioni degli atti di appello, in presenza, dal momento che tutti gli appellanti hanno avanzato richiesta di trattazione orale del processo, che altrimenti si sarebbe svolto nelle forme della trattazione scritta, sulla base della riforma Cartabia.
L’imputato, residente a Reggio Emilia, ma attualmente detenuto in regime di misura cautelare custodiale nella casa circondariale di Bari, è stato condannato in primo grado per diversi reati, tra i quali spicca quello di maggiore gravità, ossia l’associazione di stampo mafioso ex art. 416 bis, c.p.
La decisione appellata, che consta di 136 pagine di motivazioni, è stata emessa fuori termine il 29 novembre scorso, a distanza di circa sei mesi dall’udienza di discussione celebrata innanzi al Gip del tribunale dell’Aquila. Il lungo tempo trascorso e la corposità delle motivazioni della sentenza, comprova la evidente complessità del processo.
L’imputato, per il tramite dei suoi difensori di fiducia, avv. prof.ssa Ludovici Carlotta del foro dell’Aquila e l’avv. Gisella Mesoraca del foro di Reggio Emilia, tra gli altri motivi, contesta in primis la sussistenza nel caso specifico del più grave reato dell’associazione a delinquere di stampo mafioso.