Lanciano. La Asl Lanciano Vasto Chieti dovrà risarcire con 400mila euro gli eredi di una 56enne di Lanciano, morta nel 2011 per dissezione aortica nell’ospedale di Vasto.
La donna si recò nel Pronto soccorso di Lanciano a causa di un forte dolore alla schiena che la perseguitava da diversi giorni. In ospedale venne messa in osservazione ma non gli vennero fatti esami o analisi, dopo qualche ora venne dimessa e fatta tornare a casa. I figli fecero di tutto per farla ricoverare.
A Lanciano non c’erano posti e da lì il trasferimento all’ospedale di Vasto, con una diagnosi di sospetta lombosciatalgia.
A Vasto i medici prescrissero alla donna, per il giorno successivo, una serie di esami ed accertamenti. Ma la 56enne morì la notte stessa. Gli esami eseguiti successivamente, per capire effettivamente cosa fosse successo, rivelarono una dissezione dell’aorta addominale.
E così, a distanza di 12 anni, il giudice Gianluca Falco della sezione civile del tribunale di Chieti ha ritenuto colpevole l’azienda sanitaria della morte della 56enne. “Nel caso in esame la condotta omissiva, colpevolmente tenuta dai sanitari, ha cagionato la morte della paziente mentre una diversa condotta, vale a dire una diagnosi corretta e tempestiva, unitamente ad un adeguato trattamento, ne avrebbe consentito la guarigione chirurgica e clinica”, recita la sentenza.
“La mancanza di una adeguata valutazione diagnostica differenziale della sintomatologia presentata dalla paziente”, si legge nella sentenza, “che per alcuni aspetti potrebbe anche essere considerata tipica di una dissezione (dolore lombare, ipostenia agli arti inferiori), restando ancorati alla generica diagnosi sintomatica di “lombosciatalgia”, ha generato una cascata di eventi che hanno condotto verso una “direzione errata” che ha allontanato, nel breve tempo a disposizione, i sanitari dalla diagnosi propria, tralasciando di fatto tutta una serie di indagini opportune e indicate, che sicuramente avrebbero permesso un tempestivo e corretto inquadramento della patologia, con i relativi e consequenziali trattamenti terapeutici; diagnosi effettuata solo post mortem”.